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La strada che porta alle elezioni del 4 marzo è lunga e tortuosa. Da destra a sinistra le polemiche sulle candidature non accennano a placarsi. Da destra a sinistra i malumori nascono e si alimentano per lo stesso motivo: i vertici dei partiti hanno calato dall’alto le proprie decisioni senza tenere in alcuna considerazione le proposte delle sedi locali, in barba a quel principio di territorialità tanto decantato prima della chiusura delle liste. È il caso del Partito Democratico di Caserta che non è riuscito a piazzare nessuno degli esponenti della città capoluogo. I collegi uninominali sono stati blindati dai candidati della provincia, con il collegio di Caserta che è stato preso dalla vice-sindaca di Marcianise, Angela Letizia. Al plurinominale, i capilista Valeria Fedeli (al Senato) e Piero De Luca (alla Camera) sono venuti da fuori solo per garantirsi il paracadute, tra gli altri latita un casertano doc. Allora non avranno nemmeno tutti i torti i democrat nostrani che oltre a vivere all’ombra della Reggia, stanno nell’ombra di un partito molto poco democrat. A rincarare la dose, la posizione del sindaco di Caserta, Carlo Marino, umiliato proprio dai ‘compagni’ pidini dei comuni di Terra di Lavoro che hanno preferito votare il forzista Giorgio Magliocca alle elezioni di qualche mese fa per la presidenza della Provincia. Marino è il capolista degli scontenti ma alle sue spalle sgomitano assessori e consiglieri comunali, oltre al coordinamento cittadino guidato da Enrico Tresca. Il risultato potrebbe essere l’astensione dalla campagna elettorale a favore dei ‘compagni’ candidati proprio da parte di questa lunga lista di scontenti. Ci è parso doveroso e utile sentire il commissario straordinario provinciale del Pd, il senatore Franco Mirabelli. “In nessuna parte d’Italia – dichiara il commissario Pd – ci sono candidati scelti dalla base. Anzi, mi pare che a Caserta abbiamo fatto un lavoro di squadra. Il sindaco Marino fa bene a fare il sindaco, anche perché se voleva fare il parlamentare doveva dimettersi prima. I nomi espressione del territorio ci sono come la vice-sindaca di Marcianise, Letizia, e la sindaca di Carinaro, Dell’Aprovitola nell’agro-aversano. Personalmente ho lavorato per una candidatura casertana, nel senso di Caserta città, ma purtroppo non si sono realizzate le condizioni necessarie. Penso che gli esponenti del partito qui a Caserta stiano facendo un ottimo lavoro e devono continuare a stare su quel fronte. Posso garantire che non si sono fatte scelte contro Caserta e il mio lavoro di questi anni è andato proprio nella direzione di valorizzare la città capoluogo. Il segretario cittadino, Enrico Tresca – continua il senatore – era una delle persone su cui si era ragionato per una candidatura nel listino proporzionale della Camera ma, visto che c’era il figlio di De Luca e Tresca non avrebbe mai potuto avere il posto da capolista, non è stato possibile. Anzi, non sarebbe stato giusto né dignitoso candidarlo al terzo posto della lista. Al contrario, se ci fosse stata una donna come capolista, le cose sarebbero cambiate”. La campagna elettorale, aldilà delle polemiche intestine, non comincia nel migliore dei modi per il Pd che in tutti i collegi di Terra di Lavoro viene dato per sconfitto dai sondaggi. “Penso che abbiamo un mese di tempo – conclude Mirabelli –  e c’è una percentuale di indecisi molto alta da convincere. Dobbiamo raccontare alla gente quello che abbiamo fatto al Governo, valorizzando l’esperienza attuale con Gentiloni premier che riscuote molti più consensi dei suoi predecessori. È inutile dire che, in una realtà come Caserta dove anche il Movimento 5 stelle ha un forte ascendente e dove assistiamo a un tripolarismo politico, l’impresa è ancora più ardua. Ma storicamente le imprese non ci hanno mai spaventato”.