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Ritardata dal lockdown, doveva entrare in azione stamattina la banda di rapinatori che ieri è stata bloccata dalla Polizia di Stato (Squadra Mobile) e dai Carabinieri di Caserta con la notifica di un decreto di fermo emesso dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di sei persone.

Grazie alle intercettazioni e a riscontri investigativi definiti “inconfutabili” dagli inquirenti, è stato possibile evitare che alle 8,30 di oggi la banda mettesse a segno un colpo ai danni delle Poste di San Marcellino (Caserta), passando da un tunnel lungo 200 metri che da un’abitazione sbucava proprio nell’Ufficio Postale. Tutto era stato già predisposto: la rapina sarebbe scattata dopo la consegna del denaro per le pensioni di luglio da parte delle guardie giurate. Il piano prevedeva anche il sequestro dei dipendenti e l’apertura della cassaforte costringendo la direttrice a rilevare la combinazione. Le persone sequestrate dovevano essere chiuse nei bagni, attraverso minacce e violenze. Previsto l’uso di un’arma da fuoco, per neutralizzare eventuali reazioni.

La banda del buco, inoltre, si era dotata di telefoni cellulari, tute e attrezzi per completare gli scavi e irrompere nelle Poste nel momento opportuno. Gli investigatori della Squadra Mobile e dei Carabinieri sottolineano che la gestazione della rapina è stata rallentata dall’emergenza sanitaria. La banda sarebbe dovuta entrare in azione qualche mese fa ma l’emergenza sanitaria ha bloccato tutte le attività, anche quella criminale. La fuga, infine, sarebbe dovuta avvenire passando per le fogne. Particolarmente sofisticata l’organizzazione che si era data la banda, la quale prevedeva anche un fondo cassa comune per sostenere i costi necessari per i colpi da mettere a segno. Tutti, ovviamente, mediante lo stesso e collaudato modus operandi.