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Napoli – Il 31 ottobre, giorno in cui la Whirlpool potrebbe lasciare Napoli, è dietro l’angolo ma a far rumore sulla vertenza, più dei cori degli operai, è l’imbarazzante silenzio che arriva dalle istituzioni. I sindacati ora chiedono così che il Governo convochi il tavolo al ministero dando seguito alle promesse fatte nelle piazze napoletane prima delle elezioni.

Durante la campagna elettorale – spiegano le sigle sindacali- numerosi esponenti della maggioranza di primissimo piano hanno rassicurato i lavoratori, del fatto che l’interessamento del Governo avrebbe ostacolato la chiusura del sito di Napoli; ma a queste promesse fatte in piazza non è seguita nessuna azione concreta e nemmeno la convocazione del tavolo di confronto”.

Un silenzio, quello del Governo, ancor più rumoroso se si pensa alle tante promesse fatte dai ministri Giallo-Rossi in piena campagna elettorale. Una propaganda di cattivo gusto svolta a margine delle elezioni regionali e del referendum sul taglio dei parlamentari. Dove in tanti, a partire dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, si sono mostrati vicini alle peripezie degli operai ma che ora, a voto ultimato, sembrano però essere spariti.

Le tante promesse, fatte in piena campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori di Napoli Est, ora non sembrano neanche essere prese in considerazione dai numerosi esponenti della maggioranza che tante belle parole avevano speso per i lavoratori della multinazionale dell’elettrodomestico. Parole che nei fatti si sono dimostrate solo un ennesimo nulla di fatto.

La stessa ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, lo scorso 10 settembre da Pomigliano d’Arco, dopo aver indicato agli elettori chi votare alle comunali della città di Luigi Di Maio, alle elezioni regionali campane ed al referendum, aveva promesso agli operai un tavolo al Mise entro fine settembre.

La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, a Pomigliano d’Arco

Tavolo al Mise entro fine mese, dopo le elezioni regionali aveva dichiarato Catalfo ai lavoratori prima di scomparire nel post elezioni. A settembre quel tavolo non c’è mai stato e la ministra del Lavoro non si è mai più pronunciata su una chiusura che potrebbe portare alla perdita di oltre mille posti di lavoro nella regione d’Italia simbolo di un Sud che guida il triste primato europeo come area con il più basso tasso di occupazione lavorativa di tutto il vecchio continente. E se questo è il ministero del Lavoro non va meglio per lo Sviluppo.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, oggi il principale attore politico della vicenda, dopo che Luigi Di Maio si è “lavato le mani” sul caso Whirlpool, non è da meno.
Dopo essersi pronunciato, per l’ultima volta, lo scorso 31 luglio a margine di un fallimentare tavolo al Mise tra Governo ed azienda, a cui aveva preso parte anche la Regione, il Comune di Napoli e il Prefetto partenopeo, torna a Napoli il 17 settembre.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio a San Giorgio a Cremano

Dopo più di un mese e mezzo di silenzio si aspettava almeno una “proposta di soluzione” per la vertenza, invece si tratta solo dell’ennesima passerella elettorale, ancora una volta fatta sulla pelle dei lavoratori.

Al tavolo, tenutosi in prefettura con i sindacati, il ministro del movimento non porta nessun tipo di aggiornamento o proposta. Dichiarandosi vicino ai dubbi degli operai, quasi come se fosse all’opposizione, ma purtroppo Patuanelli in questa vicenda è un protagonista principale.

La nostra volontà è che la Whirlpool resti a Napoli” aveva spiegato Patuanelli insieme alla sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, prima di raggiungere piazza Carità per la chiusura della campagna nazionale dei 5s sul voto del referendum parlamentare.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, a Napoli