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Napoli – Parla frettolosamente al telefono. “Tutto bene sono super tranquillo” sono le prime parole del capogruppo regionale Pd, Mario Casillo, indagato nell’inchiesta che stamattina si è abbattuta su politici ed imprenditori, con la richiesta d’arresto anche per i due parlamentari di Forza Italia, Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo.

Non so neanche che reato, che cosa mi contestano” dice Casillo. Traffico di influenze illecite nell’inchiesta condotta dalla Procura di Torre Annunziata, sull’area ex Cirio di Castellammare di Stabia. “Ma in base a cosa? Ci sono intercettazioni? Al momento non so nulla, ma non mi crea nessun problema sono tranquillo” replica tirando poi fuori un articolo pubblicato il 30 luglio 2014 sul quotidiano Metropolis.

Alcuni amici lo hanno recuperato e me lo hanno girato via Whatsapp aiutandomi anche a ricostruire fatti passati”. Per il capobastone Pd che ha i suoi fortini elettorali nell’area vesuviana quell’articolo in qualche modo lo scagionerebbe. Per gli inquirenti l’imprenditore Adolfo Greco avrebbe tentato di ottenere la modifica della legge regionale 35/87  (Put della costiera sorrentino-amalfitana) che impediva la realizzazione dell’intervento, accordandosi con Mario Casillo affinché intervenisse sugli esponenti del suo partito politico per il ritiro dei numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge. 

Prima di tutto – chiarisce – non ero io il capogruppo Pd all’epoca, ma Raffaele Topo. Allora io e Topo appoggiavamo la linea del partito che era contro su quell’argomento”. Vennero presentati 600 emendamenti in Consiglio. “E come riportato anche in questo articolo la nostra posizione era che sarebbero stati ritirati, soltanto se fosse stato approvato un atto di indirizzo nel Consiglio comunale di Castellammare. Ora se ci fosse stato un accordo non avrei agito in questo modo”.  

Sempre per la Procura Casillo con la mediazione di Gennaro Iovino, esponente del Pd di Castellammare di Stabia, avrebbe chiesto, in cambio l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica a una ditta che lui avrebbe indicato. “Mai sentita quella ditta, non ne so assolutamente nulla” risponde. “Non voglio più aggiungere altro. Sono indagato, so che può accadere in un’esperienza politica e sono tranquillo” ripete ancora una volta prima di mettere giù il telefono.