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La richiesta di essere ricevuti “per scrivere assieme un capitolo veramente nuovo per un quartiere, Scampia, che è la dimostrazione che le cose possono cambiare”. Si conclude così la lettera scritta dal comitato Vele di Scampia e fatta pervenire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Abbiamo voluto scriverle – si legge nella missiva del Comitato – per raccontarle in poche parole la storia di questo territorio, attraverso gli occhi del Comitato delle Vele di Scampia, che da quarant’anni lotta per la dignità dei suoi abitanti”.
“Questa – spiegano gli abitanti di una zona diventata sinonimo di degrado e criminalità, e ora sulla via del riscatto – è una fase decisiva della nostra storia. Le battaglie di tanti anni, portate avanti prima dai nostri genitori e poi da noi, si stanno concretizzando in risultati straordinari: l’abbattimento di due delle ultime tre Vele rimaste, la rigenerazione dell’unica che resterà in piedi, la costruzione e l’assegnazione di nuovi alloggi per le famiglie che ancora abitano all’interno dei ‘mostri di cemento’ e il completamento della riqualificazione del lotto su cui furono costruite le Vele”. “Si tratta – spiegano – del compimento di un percorso lunghissimo, durato decenni, durante il quale sono state abbattute già quattro vele e assegnati circa mille nuovi alloggi. Un percorso in cui il comitato e gli abitanti sono sempre stati protagonisti, indicando spesso alle istituzioni locali e nazionali quale era la strada da seguire. La stessa sede universitaria, che lei stesso ha potuto ammirare nella giornata di celebrazione degli 800 anni della Federico II, è il risultato di un’idea complessiva di rigenerazione e trasformazione del quartiere che nasce proprio in seno alle discussioni e le assemblee tra il comitato degli abitanti delle vele e le amministrazioni che si sono avvicendate negli anni”.
Viviamo – continuano gli attivisti del Comitato – in una congiuntura storica in cui le periferie, e la nostra in particolare divenuta suo malgrado simbolo europeo del degrado e della povertà, sono spesso terreno di propaganda politica mentre le rivendicazioni di dignità e giustizia sociale espresse dalla viva voce di chi abita in quei luoghi da sempre considerati margine urbano, trovano come risposta silenzio e disinteresse.
Per questa ragione è importante per noi raccontare e rivendicare una storia collettiva diversa dalla narrazione mediatica dominante. Una storia in cui gli abitanti di una nota periferia sono stati protagonisti del proprio riscatto e attraverso le tante vittorie ottenute negli anni sono riusciti a cambiare un intero quartiere, trasformandolo in un modello di protagonismo civico, culturale, sociale. Perché questa è la Scampia di oggi: la dimostrazione concreta che non esiste un destino ineluttabile, ma che le cose possono cambiare, mettendosi in ascolto delle comunità, rispettando la dignità di chi vive i territori, investendo risorse dove servono”.
“Certo – concludono gli attivisti di Scampia – c’è ancora tanto da fare, in particolare sul nodo dell’occupazione.
Scampia, nonostante i grandi cambiamenti, resta tra i quartieri più poveri d’Europa e la povertà è la polveriera su cui prima o poi possono riesplodere conflitti. Sarebbe per noi un onore poter essere ricevuti da Lei, magari in una delegazione che preveda anche la presenza del sindaco di Napoli, al fianco del quale stiamo portando avanti questa fase del processo, per poterle raccontare più approfonditamente questa lunga e bella storia e per poter condividere la necessità di continuare a lavorare per scrivere un capitolo veramente nuovo per questo quartiere, per troppi anni calpestato dalla malavita, ignorato da una parte della politica e usato come set di un cinema che sulla vera Scampia non ha acceso alcun faro”.

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