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Napoli – Lo chiama “contagio criminale”. In serata nel suo secondo intervento durante il Consiglio comunale telematico il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris lancia l’allarme. “Qua amiamo tutti Napoli – dice –, noi possiamo dare il massimo con le nostre forze e lo faremo, ma se lo Stato non è rapido a immettere liquidità, a mettere in campo un’economia di guerra, non ci siamo. Il Governo faccia presto, perché a differenza dello Stato la criminalità organizzata ha liquidità, non ha burocrazia, sa dove andare e conosce il territorio”. E soprattutto spiega l’ex pm ai consiglieri comunali “amici e amiche, la criminalità organizzata ha bisogno di prendere consenso e lo può prendere adesso. Perché va a bussare alla porta di quello che si puzza di fame e dice ‘Non ti preoccupare. Lo Stato non è ancora arrivato? Il Comune non è ancora arrivato? Le forze del bene non sono ancora arrivate? Ecco qua mille euro poi ci vediamo a luglio’”. E ancora “il negozio che non può aprire? ‘Non ti preoccupare te la dò io un po’ di liquidità’”. Oppure “l’azienda che non ce la fa più? ‘Non ti preoccupare però mi devi dare un pò di quote azionarie’”.  

DE LUCA NON CI VUOLE – Dichiarazioni che arrivano all’alba della fase due e di quella che da emergenza sanitaria ormai è emergenza economica e sociale. “Uniti ma inascoltati” da Roma i sindaci. “Conte ha fatto poco, lo dico col massimo rispetto e perché sono in contatto quotidiano”. Fare presto con le risorse, con il Cura Comuni e con interventi sulle tasse. E’ l’appello del sindaco che condivide anche la necessità della collaborazione istituzionale, sottolineando che se il Comune non è al tavolo della Regione Campania non è per sua volontà. “Se non ci siamo in task force non è perché non ci vogliamo andare, ma perché il Governatore Vincenzo De Luca ha ritenuto di escludere il sindaco di Napoli e della Città metropolitana” dice de Magistris ricordando anche che il ruolo di responsabile della Salute non lo riveste in questo momento, perché tutto è stato avocato allo Stato e alle Regioni. “Con tutta una serie di contraddizioni e distonie. Una scelta – commenta – probabilmente dettata dal fatto che forse lo Stato non si vuole accollare il disastro della sanità regionale in questi anni e alle regioni fa comodo rivendicare la propria autonomie. Poi quando qualcosa non va, come le mascherine, se la prendono con lo Stato”.