- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Sei milioni di voti persi. Dal 32 al 17 per cento nel giro di un anno. Da oltre il 50 al 34% in Campania sempre nello stesso arco di tempo (su Napoli e provincia la percentuale sfiora il 40%). In casa Cinque Stelle si apre il processo a Luigi Di Maio, leader a soli 32 anni del partito che negli ultimi anni ha scalato la politica italiana prima della pesante mazzata delle Europee.

In tanti chiedono al vicepremier una attenta riflessione sull’ultimo dato elettorale. La perdita di consensi, l’avanzata preoccupante della Lega di Matteo Salvini al Sud e l’avvio a rilento e limitato del reddito di cittadinanza (autentico boomerang, soprattutto al Sud, per i grillini) hanno fatto scattare l’allarme nel partito di Casaleggio.

Abbiamo perso tutti, anche io. Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo” dichiara Gianluigi Paragone, giornalista e senatore del Movimento Cinque Stelle in una intervista al Corriere della Sera riferendosi a Luigi Di Maio che ha pagato un “eccesso di generosità”. “Ma a 32 anni – spiega il senatore – non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro. Il redde rationem è impietoso. Il Movimento è al suo minimo storico e come vicepremier ha perso la sfida”.

Per Paragone al Movimento Cinque Stelle serve un “ministro a tempo pieno” oltre al passaggio a una “collegialità, un gruppo ristretto, 4 o 5 persone che rappresentino tutte le anime“. Di Maio sul lavoro “mi è piaciuto ma se fai il decreto Dignità devi usare gli ispettori del lavoro come un esercito”.

Un passo indietro del vicepremier è inevitabile secondo il senatore grillino: “Decida lui da cosa. Abbiamo bisogno di una leadership forte: deve andare per sottrazione. Il Movimento ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri”.