A Napoli e provincia si registra “una recrudescenza della contrapposizione tra sodalizi camorristici, la cui caratteristica peculiare è rappresentata dalla giovanissima età dei protagonisti e dalla disponibilità di armi, anche da guerra”. E’ quanto si legge nella Relazione semestrale della Dia, riferita ai primi sei mesi del 2023, pubblicata oggi. “I due principali ‘cartelli’ antagonisti, l’Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella, oltre a perseguire i più classici interessi illeciti, ricorrono anche a più sofisticate strategie di infiltrazione del tessuto economico e sociale napoletano”, sottolinea la Dia, secondo cui “al livello più basso, formazioni criminali di ridotte dimensioni costituiscono la vera e propria manovalanza per l’attività di spaccio, rapine ed estorsioni, in una condizione di conflittualità permanente”. Nei territori dell’hinterland settentrionale del capoluogo campano, poi, “sono radicati numerosi altri clan camorristici, alcuni storici e con strutture organizzative consolidate, altri ridimensionati dalle incessanti azioni repressive e da conflittualità con clan rivali”. Più in generale, l’analisi della Dia evidenzia che “accanto ad associazioni mafiose storiche, dotate di strutture organizzative consolidate, coesistono formazioni delinquenziali minori, prevalentemente di tipo familistico, il cui principale fattore identitario è rappresentato dal territorio”. C’è “un crescentee diffuso interesse per le attività illecite ad alto profitto e con ridotto rischio giudiziario. Tuttavia, lo spaccio di droga, le estorsioni e l’usura permangono i settori criminali maggiormente diffusi e più remunerativi per i gruppi camorristici”.
Le province di Napoli e Caserta rimangono i territori a più alta e qualificata densità mafiosa. Nel Casertano, le indagini hanno evidenziato “la persistente operatività del cartello camorristico dei Casalesi. L’evoluzione della camorra casertana è stata condizionata dalle forme sempre più evolute e sofisticate di investimento dei capitali illeciti e dallo sviluppo del contesto socio-economico locale sino ad assumere la dimensione di holding di imprese”. Il territorio della provincia di Salerno, invece, è caratterizzato da una “marcata eterogeneità geografica con peculiarità socio-economiche che condizionano anche lo scenario criminale. La contiguità territoriale con gli ambienti malavitosi delle province di Napoli, Caserta e della vicina Calabria tende a favorire l’influenza degli storici sodalizi mafiosi campani e calabresi con cui i gruppi salernitani, non di rado, stabiliscono rapporti crimino-affaristici. Accanto ad organizzazioni più strutturate, si assiste all’ascesa di nuovi gruppi emergenti dediti, prevalentemente, allo spaccio di droga e ad attività illecite più tradizionali, quali estorsioni e reati predatori ricorrendo talvolta ad azioni violente”. Le province di Benevento e Avellino, infine, si caratterizzano principalmente per la presenza di “organizzazioni camorristiche a forte connotazione familistica, dedite principalmente allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni in danno di imprese e attività commerciali locali”.