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Napoli – “Questo 2020 è stato un anno proprio bastardo, che ha sconvolto l’umanità. Quando se ne va anche un giocatore come Pablito Rossi, entrato nella storia e che ha reso orgoglioso tutti gli italiani… Spero che finisca presto“. Fabio Quagliarella, attaccante della Sampdoria, e ex calciatore del Napoli apre l’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ con un omaggio a Paolo Rossi, scomparso giovedì scorso a 64 anni, e a Diego Armando Maradona.

“Diego per noi napoletani d’Italia e del mondo è tutto – continua Quagliarella. In queste settimane ho letto e sentito tante cose su Diego. Ciò che più mi ha affascinato è stato leggere i racconti di chi è stato a contatto con lui e gli ha giocato al fianco. Era un buono, che ti aiutava sempre in campo e fuori. Lascia un vuoto enorme non solo in chi amava il calcio”. Quagliarella ha poi aggiunto: “Già osservando il modo in cui Maradona toccava la palla, capisci chi era. Di fronte a uno come lui, io che gioco al calcio, sono un dilettante. Lui era la massima espressione di questo sport. Giocherò al Maradona con la fascia da capitano, per me significa tantissimo. Sarà un privilegio e una grande fortuna, da napoletano, anche se le emozioni si vivranno tutte sul momento. La Samp, però, ha assolutamente bisogno di fare punti, ma non può essere una gara come le altre. A sette anni andai allo  San Paolo con papà per vedere Maradona, ma scoprimmo dalle formazioni che Maradona non giocava. Ci rimasi male. Non ho avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo, però a me piace capire cos’era lui in campo e nello spogliatoio. Penso alle immagini di quell’amichevole su un campo infangato (ad Acerra, gennaio 1985, n.d.r.), che volle giocare per aiutare un bambino malato, andando contro il volere della società. Un’umiltà pazzesca: se penso che oggi, sono il primo ad ammetterlo, mi lamento se il campo ha una mezza buca, e poi vedo quelle immagini… dovremmo stare zitti per l’eternità”.