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NAPOLI – Chiusura con il botto. O meglio: con il botta e risposta. Che vede protagonisti due big, per lo più. Ultimo giorno della Festa dell’Unità del Pd di Napoli. Marco Sarracino, il segretario provinciale dei dem, è seduto in prima fila. Vincenzo De Luca, Governatore della Regione Campania (che sarebbe anche lui del Pd), è sul palco, intento a rispondere alle domande dell’intervista che gli fa Luigi Vicinanza di Repubblica.

Il fatto va così. De Luca sostiene che il “Pd non si smuove dal 20% e non conquista nemmeno 1 voto tra quelli in fuga dagli altri partiti” perché “non ha proposte chiare e forti da far arrivare all’elettorato”.
 
E quindi, rivolto al pubblico, chiede: “Qualcuno di voi, visto che in parecchi fate politica col Pd, mi sa dire cosa andate a sponsorizzare alla gente in campagna elettorale per farvi votare?
 
Gli risponde d’istinto dalla prima fila Marco Sarracino: “Il salario minimo!”.
 
Salario minino?! E che cos’è? Me lo sai spiegare?”, è la risposta.
 
“Se vuoi…”.
 
“Ma alla gente arriva solo che il Pd è il partito del ddl Zan, della liberalizzazione della cannabis e dello jus scholae”.
 
Cose che, per il Governatore, non riescono ad allargare il campo dei consensi.
 
In realtà, bisognerebbe proporre 200mila posti per la pubblica amministrazione. Sarracino, ma è tanto difficile far assumere questo punto al Pd nazionale?!”
 
E poi, il duello continua ancora: “Caro Sarracino, come si fa, a proposito della sanità, a non vedere che da anni non c’è nessuno della dirigenza nazionale che si batte per una divisione equa dei fondi?”
 
Come un arbitro di boxe, a un certo punto, per allontanare i contendenti, deve intervenire Vicinanza: “Presidente, al povero Sarracino, faccia anche un incoraggiamento: del resto ha vinto qui a Napoli!
 
Ma il mio obiettivo non è Sarracino, mi riferisco a chi a Roma mangia matriciane e carbonare…”.
 
E quindi: alla Festa dell’Unità è la solita mitragliata deluchiana contro il Pd.
 
Del resto, De Luca ricorda che fin dal 1993, al tempo della sua prima candidatura a Salerno, “vinse in contrapposizione al gruppo nazionale del partito”.
 
E nel 2020? In occasione della corsa al suo bis a Palazzo Santa Lucia mica se lo dimentica che “volevano il 5 Stelle Sergio Costa al mio posto…”.
 
De Luca, poi, sostiene che, oltre a non puntare su temi chiave come la giustizia, la sburocratizzazione, la semplificazione istituzionale, il problema del Pd è anche la selezione della classe dirigente: “Non si premia chi rappresenta un territorio, ma chi appartiene a una corrente”. Ogni riferimento ai suoi fedelissimi che, ad ogni elezione, compongono le liste deluchiane anche in contrapposizione al Pd, evidentemente, è del tutto casuale: qualcuno mugugna tra il pubblico.
 
Ma tant’è: De Luca che, per la crisi di governo in atto, si dice abbastanza pessimista (“Conte è sconcertante, Draghi probabilmente ha il fegato gonfio e per le prossime elezioni l’unico modo per cercare di contrastare Fdi e Lega che, comunque, durerebbero 4 mesi al governo, è unire tutto il fronte extra centrodestra”), conclude invitando in ogni caso al voto per il Pd. “Di meglio non c’è. E la battaglia la facciamo all’interno del partito per svegliare chi dorme in piedi. Almeno nel Pd c’è una speranza. Anzi: preparatevi alla campagna elettorale…”.
 
E non fa niente che qualcuno lo faccia ancora arrabbiare dicendo che sarebbe uno scandalo il suo terzo mandato con la modifica della legge elettorale regionale: “Questa è una polemica idiota di 6-7 persone. Di cui uno che si mette in tasca 6-7 mila euro di vitalizio (il riferimento è all’ex parlamentare Isaia Sales, ndr). Se decido di fare il terzo mandato, con questi problemi da risolvere, tutti dovrebbero andare a piedi a Pompei, per parlarci chiaro. Dicono scemenze, mica si preoccupano dei problemi veri della Campania?”.