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Tra le anomalie della giustizia appare clamorosa la sentenza di condanna per il disgraziato che ha dato fuoco a una replica della ‘Venere degli stracci’. È inaccettabile che la condanna a 4 anni di reclusione per Simone Isaia discenda dal falso assunto e dalla presunzione estetica della giudice Linda Comella che, contro l’evidenza, giudica una copia, con il carattere di una istallazione temporanea propria di una scenografia teatrale, ‘opera d’arte di livello assoluto'”. Così il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi commenta la condanna a 4 anni di Simone Isaia, il senzatetto 32enne che lo scorso 12 luglio incendiò una copia dell’installazione artistica “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto esposta in piazza Municipio, nel centro di Napoli.
Essa non è tale; e lo prova la presenza di uno degli originali al Museo Madre di Napoli – prosegue ancora. La replica di dimensioni più grandi è come una scenografia derivata da un’opera del Rinascimento che nulla ha a che fare con l’originale, non essendolo. Altrettanto falsa – aggiunge Sgarbi – è la valutazione da parte della magistrata di Michelangelo Pistoletto, uno degli artisti alla moda, nell’ambito di quell’arte povera che esalta la condizione sociale cui appartiene il condannato senza fissa dimora Simone Isaia, “uno dei più grandi artisti contemporanei, maestro dell’arte povera“, il cui valore è soltanto espressione del mercato capitalistico.
Lo stesso Pistoletto ne è consapevole quando invoca clemenza per il condannato. Egli è ancor più’ consapevole che la sua opera è una replica e che verrà, di fatto, replicata”.
“È inaccettabile che un magistrato – attacca Sgarbi – assuma lo status di storico di arte e di studioso di estetica esponendosi a un clamoroso errore che diventa errore giudiziario. Sono pronto in qualunque sede a sostenere che l’opera di Pistoletto non è ‘di livello assoluto’ e che non è un originale. Non solo, ma non è fatta da lui, non l’ha toccata con un dito”.

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