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di Luigi Nicolosi

Napoli – Sulla sua testa pendeva da giugno un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio, duplice tentato omicidio e camorra. La fuga di Salvatore Sembianza, presunto killer in forza al clan Mazzarella, è terminata nel pomeriggio di ieri. Il super ricercato è stato stanato dagli agenti della polizia di Stato in un b&b di via Nuova Poggioreale, a Napoli Est.

Gli investigatori del commissariato VicariaMercato, al termine di una serrata attività di indagine, hanno tratto in arresto il noto pluripregiudicato, colpito nel giugno scorso dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda. Il provvedimento restrittivo era stato eseguito dal personale della Squadra mobile l’11 luglio nei confronti di Gennaro Catapano, Raffaele Micillo, Domenico Di Perna e Salvatore Maggio, il ras delle Case Nuove pentitosi a fine agosto: tutti sono considerati esponenti di spicco del clan Mazzarella, attivo in diversi quartieri del centro cittadino e della periferia, entrati in contrasto con il sodalizio di appartenenza per il controllo delle attività illecite, gestite nelle aree cittadine di piazza Mercato, Porta Nolana, Soprammuro e delle Case Nuove. Le indagini avevano consentito di ricostruire il contesto criminale in cui erano maturati l’omicidio e il tentato omicidio rispettivamente di Pasquale Crimaldi e di Esposito Enrico, avvenuto in data 19 giugno 2006, nonché il duplice tentato omicidio di Giuseppe Persico e di Vincenzo Papi, avvenuti il 25 giugno 2013.

Il provvedimento non era però stato eseguito nei confronti di Sembianza, resosi da subito irreperibile. Dall’inizio della latitanza, i poliziotti della Squadra mobile e dei commissariati competenti si sono subito lanciati alla caccia del presunto killer. La svolta è così arrivata ieri pomeriggio, quando le incessanti attività di indagine sono culminate nel blitz effettuato nel b&b di via Nuova Poggioreale. Fatta irruzione all’interno della struttura, i poliziotti hanno arrestato Sembianza, associandolo immediatamente a carcere di Secondigliano. Sembianza, stando a quanto emerso dai primi accertamenti, copriva la propria latitanza grazie a una carta d’identità contraffatta sulla quale era apposta la foto con le sue generalità.