Napoli – Gli alunni delle scuole medie hanno fatto ritorno in aula da ormai due settimane. In questo modo hanno finalmente abbandonato la Dad e sono tornati a vivere la scuola alla vecchia maniera.
La Didattica a distanza è stata uno strumento davvero formidabile che ha permesso agli studenti di proseguire le lezioni durante un periodo di pandemia ma che presenta comunque dei limiti. Il confronto diretto con insegnanti e compagni di classe è qualcosa che infatti va oltre l’insegnamento della materia. La scuola fa parte del processo di crescita, soprattutto per i più piccoli.
Bisogna fare attenzione però, perché senza la dovuta cautela il tutto potrebbe peggiorare e quindi bisognerebbe riattivare la Dad. Per questo motivo è importante che anche i genitori degli alunni delle scuole medie di Napoli, e non solo, rispettino le regole.
Assembramenti dei genitori
Fuori le scuole infatti troppo spesso vengono a crearsi degli assembramenti che mettono a rischio l’incolumità di queste stesse persone e dei loro figli. I ragazzi hanno bisogno di sicurezze e sono proprio i genitori a dovergliele garantire.
C.D., giovane studentessa della scuola media Radice Sanzio Ammaturo, durante un compito in classe ha voluto proprio manifestare il suo disappunto a tal proposito. La sua è praticamente una lettera, un monito, a tutti i genitori che all’esterno delle scuole creano ulteriori assembramenti.
Queste le parole di C. una giovane studentessa della scuola media Radice Sanzio Ammaturo: “Napoli, studenti e genitori ai cancelli: si creano pericolosi assembramenti. Dal 25 gennaio in Campania è ripartita la didattica in presenza anche per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado. Nell’attesa del suono della campanella, all’esterno dei cancelli, studenti e genitori formano numerosi assembramenti , accompagnati da spintoni e cattivo utilizzo delle mascherine, spesso tenute “sotto al naso” o abbassate completamente. Le promesse di controlli da parte della protezione civile sono svanite e si rischia un pericoloso aumento dei contagi”.
Di Stefano Colasurdo