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Napoli – Maurizio De Giovanni ha regalato ai suoi lettori l’ultimo romanzo dedicato al Commissario Ricciardi. Uscito a giugno, “Il pianto all’alba” conclude la serie del noir partenopeo che ha per protagonista il tenebroso commissario dall’animo tormentato e chiude anche il ciclo delle canzoni, l’ultimo tipo di fil rouge utilizzato dallo scrittore come continuum narrativo tra i suoi romanzi.

De Giovanni ha attinto al mondo delle canzoni, non solo del repertorio classico napoletano, poiché esse hanno risvolti narrativi spettacolari e sono testimonianza di spaccati di vita, di momenti vissuti, di esperienze sofferte. Quelle canzoni, patrimonio del passato napoletano, venivano scritte per mandare un messaggio a qualcuno e questo le ha rese eterne, struggenti, autentiche.

Il ciclo delle canzoni inizia con il romanzo “Anime di vetro”, in cui lo scrittore riporta alcune strofe dell’immortale “Palomma ‘e notte” di Salvatore Di Giacomo e Francesco Buongiovanni, canzone meravigliosa che si innesta perfettamente, con il suo struggente messaggio, nel tessuto tormentato della trama.

Il secondo romanzo, “Serenata senza nome”, pur rifacendosi ad altre celebri canzoni, come “Parlami d’amore Mariù”, poggia la sostanza delle proprie emozioni sull’impalcatura di un caposaldo del repertorio canoro partenopeo, “Voce e notte”, appassionato e sofferto richiamo di un amante costretto ad affidare ad una serenata senza nome, il proprio dolore.

In “Rondini d’inverno”, il terzo romanzo del ciclo, oltre alle frasi tratte da alcune canzoni straniere, risalenti sempre agli inizi del ‘900, e da altre classiche napoletane, vi sono tratteggiate quelle della canzone “Rundinella”, un inno all’amore non corrisposto, dolce malinconico canto di speranza e disperazione.

Concludono il viaggio musicale, nell’ultimo romanzo “Il pianto all’alba”, le canzoni “Tutta pe’ mme” di Francesco Fiore e Gaetano Lama“E ccerase”, di Salvatore Di Giacomo e Vincenzo Valente, punteggiando sapientemente alcuni momenti della storia, arricchendo le sensazioni con quell’ elemento ineffabile, quel saper trasmettere le emozioni, con la perfezione del testo, che poi, messo in musica, compone la magia.

Ecco, questa intuizione dello scrittore, di fondere forme alte di linguaggio, quello della letteratura e quello delle canzoni, rappresenta il completamento di uno splendido percorso, un viaggio narrativo che conclude il suo ultimo ciclo, con una sinfonia di emozioni, di parole non dette, di paure galleggianti e di amori capaci di creare miracoli, di trasformare pietre in cuori palpitanti e il buio senza fondo in una luce nuova.

Il Commissario Ricciardi saluta i suoi appassionati lettori, lasciando loro un velo di tristezza ma anche un senso di gratitudine per aver fatto incrociare il verde cupo di quello sguardo corrucciato, con i propri occhi!

di Emanuela Zincone