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Vite spezzate per una storia d’amore che d’amore non era. Sono dodici le donne che da inizio anno non ci sono più, uccise dalla furia omicida di mariti, compagni o ex. Un numero agghiacciante che vale l’assurda media di un delitto ogni cinque giorni dal gennaio 2020. Un rifiuto, un semplice ‘no’, la ribellione a un senso di oppressione che le stava soffocando. Hanno pagato con la vita una situazione ormai insostenibile, prestandosi alla furia di chi diceva di amarle.

L’ultima, in ordine di tempo, è la 40enne napoletana Ornella Pinto, uccisa dal compagno 42enne con oltre dieci coltellate. E’ giunta all’ospedale Cardarelli in fin di vita, a nulla sono valsi i tentativi estremi dei medici che l’hanno presa in cura. Alle 10.35, così recita la nota piena di sgomento diramata dal personale ospedaliero, ha esalato l’ultimo respiro. Un’intera comunità è sotto shock. 

Pugni battuti sul tavolo, incredulità per un quadro che si fa fatica a definire normale in un anno, il 2021, che in tema di femminicidi è iniziato lo scorso 16 gennaio con l’uccisione della 34enne Victoria Osagie a Concordia Sagittaria, in provincia di Venezia. A stabilire che la sua vita dovesse finire quel giorno fu il marito, al termine di una lite all’interno della loro abitazione. 

Nove giorni dopo a Caccamo, in provincia di Palermo, si è pianta la scomparsa di Roberta Siragusa. Aveva soltanto 17 anni, il suo cadavere è stato ritrovato parzialmente carbonizzato la mattina del 24 gennaio in fondo a un burrone. La Procura di Termini Imerese poche ore dopo ha fermato il fidanzato 19enne. 

Due le vite spezzate, invece, nella notte tra il 28 e il 29 gennaio, quando la 39enne Teodora Casasanta e il figlioletto Ludovico, di 5 anni, furono uccisi con numerose coltellate dall’uomo di 39 anni che aveva promesso di prendersi cura di loro. Nello stesso giorno, in Salento, la 29enne Sonia Di Maggio ha perso la vita in seguito a un raptus del suo ex compagno. Si trovava in strada a Minervino di Lecce con il fidanzato, quando all’improvviso è stata aggredita. Non c’è stato nulla da fare. 

Il mese di febbraio non è stato, purtroppo, prodigo di buone notizie. Domenica 7, a Rozzano, la 47enne Luljeta Hestha di origini albanesi ma da 10 anni in Italia, è morta in seguito a 5 ferite di arma da taglio che secondo la Procura di Lodi sono state causate dal convivente.

Nelle stesse ore, 1500 chilometri più a sud, moriva a Palermo Piera Napoli, cantante di 32 anni e madre di tre figli. Aveva annunciato al marito 37enne di non amarlo più, lui ha reagito con la forza confessando poche ore dopo l’omicidio. Giorno tragico, il  7 febbraio,A perché a Faenza la 46enne Ylenia Fabbri fu sgozzata poco prima dell’alba dall’ex marito, fermato dalle forze dell’ordine pochi giorni più tardi. 

Fu ritrovato il 17 febbraio invece in una vasca da bagno il corpo della 49enne Lidia Peschechera, uccisa all’interno della sua casa in provincia di Pavia, nel comune di Ticinello. A lanciare l’allarme fu l’ex marito, poi le forze dell’ordine avviarono le indagini chiuse con il fermo di un ragazzo di 28 anni, ex convivente della vittima. 

Agghiaccianti i dettagli dell’omicidio di Clara Ceccarelli, donna di 69 anni che si sentiva minacciata dal suo ex al punto da pagarsi i funerali. Un terrore che si è rivelato fondato: le furono fatali 30 coltellate inferte all’interno del suo negozio, in pieno centro a Genova. 

Il 22 febbraio nel giro di 24 ore perdono la vita sia Deborah Sartori, uccisa nella notte a Trento, che Rossella Placati, in provincia di Ferrara. La prima è stata colpita dall’ex marito più volte con un’ascia in piena campagna; la seconda picchiata fino alla morte nella sua abitazione. A denunciare l’accaduto fu il compagno, poi ritenuto responsabile al termine dell’interrogatorio a cui fu sottoposto dalle forze dell’ordine. 

Storie terrificanti, spaccati di cronaca nera che si fa fatica a mandar giù. In un periodo reso drammatico dall’emergenza sanitaria, i femminicidi non accennano a diminuire. E le ferite nel nostro tessuto sociale sono sempre più difficili da rimarginare.