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La Cassa Edile della Provincia di Napoli taglia il traguardo dei 60 anni e regala alla città la riqualificazione di un campetto di calcio e di un’area gioco, inaugurati oggi, nel quartiere di Ponticelli. Un dono che porta il nome di una vittima innocente della camorra: Ciro Colonna, il giovane di 19anni colpito a morte, nel 2016, da un proiettile proprio a Ponticelli.

L’iniziativa, in collaborazione con il Comune di Napoli, ha l’obiettivo primario di migliorare gli spazi sociali e di aggregazione dei giovani. “Un’iniziativa che mette un seme per cercare di generare un minimo di fiducia nelle persone – ha detto Rudy Girardi, presidente della Cassa Edile di Napoli –. Con il coinvolgimento delle istituzioni, delle imprese, e del territorio, si può fare tanto. Bisogna metterci positività, via il disfattismo. Oggi sono venuti 24 bambini, abbiamo organizzato una partita per loro, con la volontà di coinvolgere anche le loro famiglie”.

“Il miglior modo di fare memoria è il fare concreto, non celebrazioni fini a se stesse. Bisogna fare cose, dare opportunità e punti di riferimento, ascoltare questi ragazzi e soprattutto dare loro delle risposte. Qui si allena la vita”, ha sottolineato don Luigi Ciotti, anima di Libera. A Ponticelli c’era anche Mary Colonna, sorella di Ciro, con il padre. “Si è trovato, come si dice, nel momento e posto sbagliato – ha affermato – anche se io sono dell’opinione che non esistono posti e momenti sbagliati, perché Ponticelli, Napoli o qualsiasi altro posto del mondo sono luoghi liberi. Erano le 16 quando è successo, poteva essere una carneficina, perché c’erano anche bambini che, come in questo caso, giocavano. Il campetto che oggi porta il nome di Ciro, era un campetto distrutto. Ora spero che le persone del quartiere si accorgano che questa è la loro opportunità, oggi iniziamo da capo, abbiamo un posto per i nostri bambini dove tenerli al sicuro, e non farli giocare per strada o in quel giardino dove Ciro ci ha lasciati”. Un appello, invece, è stato quello lanciato dal vice sindaco di Napoli, Laura Lieto, “affinché il campetto diventi luogo dove la gente si prende cura dello spazio, lo custodisca, si faccia in modo che sia sempre aperto a tutti”.