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Napoli – La Procura della Repubblica di Napoli, a quanto risulta ad anteprima24.it, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex governatore della Campania Stefano Caldoro, di Forza Italia. Caldoro, attualmente consigliere regionale e leader dell’opposizione di centrodestra, è coinvolto in un’inchiesta che risale al 2017, condotta dai pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano. L’accusa nei confronti di Caldoro è di traffico di influenze.
 
Sono ben 56 le richieste di rinvio a giudizio, con capi di imputazione che vanno dalla corruzione a vari reati contro la pubblica amministrazione, relative a questa inchiesta, filone partenopeo dell’indagine che vide protagonista, a Roma, l’imprenditore Alfredo Romeo.
 

Già al momento della comunicazione della chiusura indagini, lo scorso  febbraio, la contestazione originaria nei confronti di Caldoro, ovvero corruzione, fu derubricata in quella, meno grave, di traffico di influenze. “Nulla di nuovo”, dissero i legali di Caldoro, Alfonso Furgiuele e Fabio Carbonelli “rispetto alle notizie diffuse circa 16 mesi fa. La novità positiva è che la Procura ha escluso la configurabilità della corruzione e limitato l’accusa al traffico di influenze”.

Tra gli altri destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, c’è anche Ciro Verdoliva, ex manager del Cardarelli, per la vicenda dell’appalto per la pulizia vinto da una ditta del gruppo di Alfredo Romeo. L’attuale direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro è accusato di aver “coperto” gli interessi della ditta e di aver rivelato di atti coperti dal segreto investigativo. Secondo l’accusa, Verdoliva non avrebbe dato seguito ad alcune segnalazioni sul lavoro della ditta di pulizia riconducibile a Romeo, fino a segnalare di volta in volta ai manager privati l’arrivo di verifiche da parte dei carabinieri e di altre forze di polizia giudiziaria. Verdoliva deve rispondere di due ipotesi di corruzione, , oltre a una presunta frode in pubbliche forniture

Nell’inchiesta è coinvolto anche Emanuele Caldarera, ex direttore dell’ufficio speciale del Ministero della giustizia accusato di aver ottenuto l’assunzione di una parente in cambio di un trattamento di favore al gruppo Romeo. Coinvolti anche l’ex deputato di An Italo Bocchino e l’ex dirigente del Comune di Napoli Giovanni Annunziata. Dunque, nessuna novità rispetto alla conclusione delle indagini, dello scorso febbraio. Ora tocca al Gup, come sempre accade in questi casi, decidere se archiviare l’inchiesta o rinviare a giudizio tutti o una parte degli indagati.

di Carlo Tarallo