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Luciano Spalletti interviene in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Lazio. Una settimana contraddistinta dal confronto tra il Napoli di Maurizio Sarri e quello attuale: “E’ vero che ci portiamo dietro una cultura del lavoro ed un modo di stare in campo che erano caratteristiche di chi ci ha preceduto. Io vedo che Sarri ha delle cose che sono simili: ci piace andare in tuta a tutti e due, io anche quando passeggio, e poi questa idea di voler fare la partita, di voler comandare il gioco, di fare possesso palla, che mi sembra un tema ricorrente ultimamente. Il possesso palla indirizza come e dove vuoi indirizzare la partita. Poi bisogna saper alternare ritmo ed intensità del possesso palla e del cosiddetto gioco verticale. Sarri è stato un pò Masaniello dal punto di vista calcistico, perché si è reso capo-popolo di una rivolta nel calcio. Io sceglievo sempre di vedere il Napoli ed ero da solo sul divano ad applaudire il Napoli di Sarri. Non mi importa se è meglio o peggio, io ho preso quello che potevo prendere quando sono andato a vedere le partite del Napoli di Sarri. Sul campo d’allenamento di Castel Volturno ci sono ancora le linee di passaggio del calcio di Sarri e non me ne frega dei paragoni”.
 
Come interpreta l’umore della piazza napoletana in questo momento? “Quello che diventa fondamentale è che i nostri tifosi non vadano ad aspettarci all’arrivo ma che scendano in campo insieme a noi come hanno fatto in questo periodo e che non diano retta a quelli che ci vogliono far alzare le mani dal volante per farci esultare alla vittoria. Abbiamo ancora tante curve da affrontare. Leggevo che tanti emigranti si emozionano, in giro per il mondo, quando guardano il Napoli e questo fa molto piacere ma noi non dobbiamo anticipare eventuali pensieri futuri”.
 
Osimhen al Corriere della Sera l’ha ringraziata ed ha detto che riesce a tenere tutti sulla corda: “Provi un pò ad intervistare quelli che giocano di meno e vediamo se è lo stesso discorso. Ho citato lui perché meriterebbe di giocare per il calciatore che è. Per me diventa sempre facile lavorare con dei ragazzi che hanno qualità, attitudini alla disponibilità ed all’ascolto. Hanno la voglia di apprendere sempre di più perché c’è sempre la possibilità di andare via. Loro sono calciatori forti e sono persone che hanno una disponibilità al lavoro importante e questo fa la differenza. Io li ringrazio quando parlano bene di me ma sono sempre e solo loro gli artefici di tutto questo”.
 
Quali sono le differenze tra il suo Napoli e quello di Sarri? “Noi bisogna avere il coraggio di andarci a giocare le partite ma dipende sempre che calcio vuoi fare e dove vuoi andare a finire. Dal mio punto di vista si cerca di percorrere qualcosa che mi piace, proponendo un calcio che guarda in avanti. A me non piace fare un calcio con tutti gli uomini davanti alla difesa. Penso che i ragazzi siano contenti del calcio che giocano. Quando sono arrivato qui la mia battaglia è stata quella di riportare la gente allo stadio perché è segno che facciamo qualcosa che allo spettatore suscita emozione. Differenze? Io sono meno preciso, lui è più ordinato di me, più quadrato tatticamente, dal punto di vista difensivo e di contro-offensiva. Ogni volta che vedo giocare la Lazio, che sta facendo un calcio bellissimo, gli si riconosce questa chiusura totale. Noi domani dobbiamo prendere la finestra in cui infilarci, perché sono molto precisi, un corpo unico, e chiudono bene la porta. A loro scappano tutti insieme, corrono tutti insieme, mentre a noi no. Ed a me piace così”.
 
Spalletti ha mai sognato di vincere lo Scudetto? “Si sogna tutti di vincere qualcosa. L’obiettivo è arrivare più in là possibile e se l’obiettivo è lo Scudetto è chiaro che si punta ad arrivare lì. Poi ci sono anche altre cose che danno soddisfazione. Sono uno di quelli che mi piace collaborare con la società, dal mio punto di vista non mi piace vincere quest’anno per poi fallire l’anno dopo. Mi piace pensare ad obiettivi comuni che sono nella possibilità della società”.
 
All’andata, dopo due pareggi, è stata la gara spartiacque. Da lì è partita la serie di successi: “Sono state le due partite precedenti la svolta, non quelle successive, quelle dei due pareggi. E’ lì che c’è stata la svolta, la disponibilità al sacrificio, la consapevolezza della propria forza e la costanza nel lavoro nonostante inizialmente non arrivavano le vittorie”.
 
Secondo Sarri quello Scudetto del 2018 è stato perso in albergo a causa di quell’Inter-Juventus con Spalletti allenatore nerazzurro: “Quel risultato lì ha influito sulla corsa Scudetto. Secondo lui molto, però io prendo sempre me per obiettivo alle cose, non gli altri. Noi giochiamo le nostre partite e gli altri giocano le loro. E’ vero che noi quella partita la stavamo vincendo, è vero che avrei fatto delle sostituzioni che magari non andrebbero fatte ma che io rifarei perché stavamo soffrendo con l’inferiorità numerica. Ma che io sia il responsabile di tutto quello che avete fatto voi. Io non vado a parlare degli errori di nessuno, di Orsato. Io scelgo sempre me quando le cose non vanno come vorrei. Quello che abbiamo fatto in dieci domenica ad Empoli potevamo farlo anche con l’Inter contro la Juventus”.
 
C’è un pizzico di rivincita di Luciano Spalletti, oggi celebrato ma additato di non aver mai vinto lo Scudetto: “Non vado a fare pensieri che possano suscitare delle rivincite verso nessuno. Io devo tentare di far bene il mio lavoro come dice il Presidente. Non devo fare altro. Perché poi sono i risultati del calcio giocato che fa la differenza. Mi fanno piacere questi complimenti su queste pagine Facebook che ti seguono e commentano quello che tu dici è una bella roba che mi rende ancora più responsabile. I tifosi dell’Inter mi ricordano con piacere e mi fa altrettanto piacere. Da parte mia non ci sono rivincite personali sul calcio italiano. Ho cercato sempre di comportarmi nella maniera migliore possibile. Ho sempre difeso un progetto portato avanti dalla società ed un discorso coerente nei confronti della squadra. Poi posso capire che a taluni opinionisti, amici di altri allenatori, non posso far piacere ma io ho sempre pensato solo alla mia squadra”.
 

Spalletti non vuol sentir parlare di Scudetto o festeggiamenti: “Abbiamo ancora molte partite da giocare e ne vogliamo giocare una per volta. Non è ancora avvenuto niente. Vogliamo giocare bene la partita di domani sera, pensare solo a questo”. 

Il tecnico torna sul motto “Tutto per lei”: “La cosa che più ci rende felici e vedere felici i nostri tifosi. Lo abbiamo detto più volte ma vedere la nostra città esplodere di gioia è la cosa che più ci sta a cuore. Tutto per lei”.
 
Molti sottolineano che il Napoli vince perché le altre non sono all’altezza e che il livello del campionato si sia abbassato: “E’ una cosa che non penso. Perché occupo tutto il tempo a costruire bene le cose che dobbiamo fare noi, poi valuteremo se ci sono delle differenze con i nostri avversari. Domani, dal mio punto di vista, la partita è un derby di quel condominio delle prime della classe che ho sempre detto. Non ci interessano altre cose. Questi calciatori che noi abbiamo a disposizione stanno facendo delle cose importanti e straordinarie e gli vanno dati dei grandi meriti. Al di là di quelli che sono stati i risultati, hanno fatto delle grandi partite, producendo calcio fatto bene. E’ il modo duraturo e continuativo delle loro prestazioni che impressiona”.
 
Il +18 in classifica non va considerato o rappresenta uno stimolo? “Non è una cosa da considerare perché noi dobbiamo sempre valutare le partite che andiamo ad affrontare per essere sempre gli stessi delle partite da dentro o fuori e giocarle tutte allo stesso modo. Magari anche in dieci come è accaduto contro l’Empoli. E poi dare sempre rispetto all’avversario che hai davanti, considerando che ti può succedere di tutto e basta un dettaglio per sovvertire ogni cosa. Quest’anno sono successe delle cose da cui apprendere affinché non accadano a te”.
 
La forza di questo Napoli è in chi subentra. Ma si può aprire un ciclo con questi ragazzi? “L’osservazione è corretta. Queste sono basi veramente buone. Abbiamo a che fare con un gruppo di calciatori sano, roba fresca che può esploderti in mano e durare negli anni. Qui la società è stata brava, Giuntoli è stato bravissimo a saper scegliere questi calciatori qui perché funziona così. Sì, è possibile aprire un ciclo, perché ci sono dei ragazzi fuori che hanno giocato poco e mi piange il cuore dover fare delle scelte. Ad esempio Elmas meriterebbe di giocare e non si è mai lamentato ma qualora dovesse venire da me a chiedere spiegazioni, io mi sentirei in prigione perché non saprei cosa fare. C’è Raspadori che il presidente ci ha voluto mettere a disposizione e che rappresenta il futuro dell’Italia. Poi c’è Gaetano, che scommetterei con tutti. Zerbin ha una disponibilità incredibile. C’è Zedadka che non avete mai visto ma che va preso in considerazione. Ecco perché a me ha dato fastidio non aver passato quel turno di Coppa Italia, perché avrei dato la possibilità a questi calciatori di mettersi in mostra. La nostra rosa è profonda ed è giusto così. Poi obbietto quando si dice che gli altri ce l’hanno meno corta, però pensiamo a noi”.