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Dal 7 ottobre 2023 la striscia di Gaza è sotto il fuoco e le bombe dell’esercito israeliano. Ad oggi sono più di 35.000 i palestinesi e le palestinesi morti assassinati: più della metà delle vittime sono bambini, decine di migliaia sono le vittime sotto le macerie. Dinanzi a questo scenario l’università Federico II non ha preso alcuna posizione.
Crediamo che questo atteggiamento sia irricevibile: come si può parlare di libertà del sapere e di confronto laddove si tace davanti alle immagini di chi raccoglie i brandelli dei propri cari all’interno di buste di plastica?”. Lo afferma la Rete Studentesca di Napoli che oggi ha occupato il rettorato dell’università Federico II.

E’ evidente – sostengono gli studenti – che, intrattenendo rapporti di vario genere con istituzioni israeliane e aziende belliche, le nostre istituzioni pubbliche, tra cui le università, si sono rese responsabili di alimentare il regime di apartheid e l’ideologia sionista alla sua base. Tutto ciò ci fa orrore”.
Gli studenti spiegano che “a seguito di alcuni precisi momenti di mobilitazione abbiamo sentito parlare di libertà di parola nei luoghi della formazione e ci preoccupiamo quando sentiamo parlare di università blindate, di convegni e momenti di discussione convocati a numero chiuso, su invito o con una maggiore stretta securitaria attorno ad essi. L’Italia è diventato un paese in cui le contestazioni in ambito universitario, per noi sempre legittime, incontrano le forze dell’ordine che impediscono l’ingresso in un’aula o addirittura manganellano impunemente studenti e studentesse, colpevoli soltanto di voler dire la propria opinione sul genocidio in Palestina. Per fortuna la società civile non è la sola che si sta esprimendo e schierando. La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso un’ordinanza nella quale si riconosce che vi è un rischio plausibile che Israele stia commettendo il crimine di genocidio a Gaza, e ha indicato sei misure cautelari urgenti atte a impedire che questo avvenga. Il 22 febbraio 2024, la Federazione Internazionale dei Diritti Umani ha comunicato al Parlamento Europeo che la fornitura di armi a uno stato sospettato di commettere genocidio può configurare la complicità nel crimine. I soli a non aver capito da che parte stare sono evidentemente i governi occidentali e le loro istituzioni”.
Chiediamo – prosegue la Rete studentesca – che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa, con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele. Dal 2019 al 2024 è stato rinnovato l’accordo di cooperazione industriale scientifica e tecnologica Italia-Israele, che si concentra principalmente sul settore idrico, elettrico e agricolo, senza tenere in conto l’uso illegale di risorse idriche e agricole della popolazione palestinese. Consideriamo particolarmente gravi le linee di finanziamento del bando del ministero degli Esteri, che si concentrano sullo sviluppo di tecnologie idriche e di gestione della distribuzione dell’acqua, di tecniche e tecnologie agricole, e sullo sviluppo di tecnologie ottiche che potrebbero rientrare nella categoria dual use. Queste linee trasmettono un messaggio: la morte di migliaia di palestinesi a causa della fame, della sete e della tecnologia usata a scopo militare, e la distruzione del sistema scolastico locale, sono dei dettagli trascurabili. Tali linee di finanziamento, inoltre, sono in contraddizione con le recenti misure adottate per analoghe, gravi violazioni da parte di altre potenze occupanti”.
Davanti a questa realtà deve emergere il ruolo di controparte delle nostre università nella diffusione di un’informazione libera dalle logiche di sistemica violenza.
Viaggiando in questa direzione, la nostra università accoglierebbe la definizione di uno spazio capace di alimentare il dibattito, il dialogo e la crescita collettiva; costruito sulla contaminazione e non sulla prevaricazione; costruito sull’umanità e non sull’indifferenza”, concludono gli studenti.