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A conclusione della pioggia dei lapilli, o quando questa sembrò indebolirsi, un gruppo di abitanti dell’antica Stabia, la città vicino a Pompei, coinvolta nell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, per ragioni sconosciute tornò sul luogo o emerse da nascondigli di fortuna, ma fu sorpreso dall’ultimo ‘parossismo’ eruttivo. Correnti piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo della colonna eruttiva sommersero tutto. È uno degli aspetti che emerge dai nuovi scavi di Villa San Marco che forniscono il “racconto” delle dinamiche dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. La più recente campagna, avviata a marzo 2023 e tuttora in corso, sta mettendo in luce nuovi reperti. È già emersa la parte terminale del portico superiore, parzialmente scavato e oggetto di ulteriore indagine di questo cantiere, con pitture ancora in situ e ampi stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal soffitto. “Questa campagna di scavi nell’antica Stabia propone scoperte di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre attività messe in campo dal ministero della Cultura in questi mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l’area. Il contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare”, dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

“Grazie alla collaborazione con le università e alla professionalità del team del Parco – commenta il direttore, Gabriel Zuchtriegel – Stabia si conferma come un centro per la ricerca archeologica di risonanza internazionale. Questo è un’ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi progetti di valorizzazione: ampliamento del Museo Libero d’Orsi e creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana, valorizzazione delle ville San Marco e Arianna con la creazione di servizi di accoglienza e didattica, studio e messa in sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura fruizione”.