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Napoli – Sono tanti i cittadini positivi al coronavirus che scappano da Napoli verso il Lazio per farsi curare. Alla Questura di Latina c’è già un elenco con i primi 27 nomi: cittadini di Napoli o del Casertano che hanno attraversato il confine col Lazio, violando la zona rossa, per farsi curare in un ospedale del Sud Pontino, prendendo il largo dai disastri della sanità campana. Sono usciti dalla zona rossa con malanni lievi. “C’è chi è venuto soltanto per un po’ di tosse”, raccontano i medici del pronto soccorso di Formia. In tanti sono arrivati in macchina con la bombola d’ossigeno sul sedile posteriore, altri pazienti hanno addirittura pagato ambulanze private fino a 200 euro per farsi trasportare. Il direttore dell’Asl di Latina, Girgio Casati ha dichiarato: “L’effetto “zona rossa” è durato poco. Il 13 e 14 novembre il numero di accessi da fuori regione era calato, anche perché la notizia di questi spostamenti anormali ha iniziato a circolare. Ma già dal 15 i dati sono tornati a crescere, soprattutto all’ospedale di Formia”. Due giorni fa un 48enne arrivato da Piedimonte Matese, nell’hinterland casertano, è morto all’ospedale di Cassino. Era arrivato noleggiando un’ambulanza privata, disperato, da casa. “Prima ancora che facessimo il tampone del Covid, mostrava già tutti i sintomi di una polmonite interstiziale – racconta la dg dell’Asl di Frosinone, Pierpaola D’AlessandroRespirava a fatica, quando è arrivato lo abbiamo portato subito nel reparto di terapia intensiva. È rimasto lì per 6 giorni, poi purtroppo è deceduto. Avrebbe dovuto essere curato prima in ospedale, in Campania? Probabilmente sì”.

Cittadini disperati che arrivano con le proprie auto attaccati alle bombole d’ossigeno posizionate sui sedili posteriori. Sulla questione è intervenuto anche il primo cittadino di Formia Paola Senza Bavaglio Villa: “In queste ore diverse testate giornalistiche a livello sia nazionale che locale pongono in rilevanza il prominente problema legato all’immigrazione di cittadini provenienti dalla regione Campania verso il basso Lazio; cittadini che si recano presso l’Ospedale Dono Svizzero di Formia, chiedendo ausili medici e assistenza sanitaria. Non a caso ho usato il termine cittadini e non per mera citazione, mi appello all’art. 32 della Costituzione italiana: il diritto alla salute e il rispetto della persona umana. Senza indugio e resistenza, desidero che sia chiara a tutti noi che non esistono e non devono esistere confini locali o regionali che dir si voglia, rispetto alla persona e alla salute. Affermo con veemenza e chiarezza di significato che il personale tutto dell’Ospedale Dono Svizzero interpreta l’art. 32 della nostra Costituzione sia nel senso di diritto sia nel senso di dovere perché da sempre hanno dato prova e danno continua attestazione di professionalità e competenza, di spirito di servizio, abnegazione e sacrificio. Oggi nel nostro Ospedale i problemi sono ben altri che discutere della provenienza di pazienti e malati.Oggi nel nostro Ospedale la Direzione Sanitaria deve porre attenzione e cura sui percorsi covid e tenerli ben delineati e distinti dai non covid; oggi la Direzione Sanitaria deve essere funzionale nel porre il Pronto Soccorso in grado di rispondere a tutti i pazienti e a dare ausilio in assoluta tranquillità e rispetto dei protocolli.Oggi e da oggi sempre la Direzione Sanitaria deve essere cura, attenzione, diritto e dovere, e dare risposte chiare e coerenti. Il territorio del basso Lazio in tante occasioni è stato da aiuto e in tante occasioni ha messo davanti a tutto la civiltà e l’umanità”.