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Napoli – L’Italia che resiste non può che partire dal Sud e dalla lotta dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli Est, oggi divenuti il simbolo della crisi occupazionale del Mezzogiorno.

Questo venerdì, 17 luglio, la voce degli operai dello stabilimento di Ponticelli sarà infatti il grido dell’intero Paese che chiede a gran voce la tutela e la sicurezza sul lavoro. Otto ore di protesta in tutta Italia. Appuntamento alle ore 9.30 per la mobilitazione indetta dai sindacati, quando i lavoratori di ogni stabilimento del gruppo andranno in presidio sotto le prefetture di appartenenza. La cornice della protesta partenopea sarà piazza del Plebiscito.

No alla reindustrializzazione” hanno gridato solo ieri, per l’ennesima volta, i lavoratori nostrani scesi nuovamente tra le strade dell’area orientale del capoluogo campano.  Chiedendo il rispetto dell’accordo sottoscritto dalla multinazionale americana insieme al ministero dello Sviluppo economico nell’ottobre 2018. Perché “valgono gli accordi ministeriali e non gli accordi di corridoio – spiega l’operaio di Whirlpool, Vincenzo Accursoil Governo faccia rispettare la sua firma e non presti il fianco alla multinazionale. Napoli non molla a difesa della democrazia”.

All’epoca dei fatti il Governo italiano aveva lasciato alla multinazionale Usa svariati milioni di euro di sovvenzioni per non far chiudere il sito di Napoli, dopo aver intascato i soldi la stessa Whirlpool però non ha fatto passi in dietro contro la vertenza, in barba agli accordi siglati con lo Stato italiano. E oggi la data di chiusura resta il prossimo 31 ottobre, quando più di 400 operai rischiano di ritrovarsi in strada, senza neanche un vero perché.

Tante sono infatti le contraddizioni sulla vertenza della Whirlpool che ad oggi ha praticamente strappato il contratto siglato con il Governo. “E’ impensabile che una multinazionale possa permettersi di non rispettare un accordo siglato con un Governo” tuonano arrabbiati gli operai di Napoli Est.

Anche noi siamo vittime di caporalato – aveva spiegato, solo qualche giorno fa, l’operaio napoletano Luciano Doria – un caporalato addirittura autorizzato dalle multinazionali che fanno ciò che vogliono. Decidono il prezzo del lavoro, dove investire e dove desertificare. Ad oggi, dopo aver intascato milioni di sovvenzioni la Whirlpool non ci spiega perché Napoli chiude. Questo non lo possiamo accettare”.

Per noi non esiste altro piano – si legge nella nota diffusa dalla rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) –  non esistono riconversioni, il rispetto dell’accordo rappresenta il rispetto del Paese e di tutte le istituzioni. Il Governo, se permetterà alla multinazionale di disimpegnarsi, metterà a dura prova il futuro del lavoro e la democrazia fondata sul rispetto delle leggi del nostro Paese”.