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Il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine della visita al sito archeologico di Pompei, in occasione della riapertura al pubblico della casa dei Vettii rimasta chiusa per circa vent’anni, si è soffermato con i giornalisti sulla questione del possibile rincaro dei ticket d’ingresso ai musei in Italia: “Noi dobbiamo adeguarci agli standard europei. In questo momento, mediamente, dico mediamente, poi ci saranno anche delle eccezioni”, ha detto Sangiuliano, “i siti museali europei costano di più, fatta eccezione per la Gran Bretagna, ma lì c’è tutta in una situazione particolare legata anche al regime fiscale che consente delle detrazioni che da noi non ci sono. Quindi penso che dobbiamo adeguarci a questi standard perché poi, tra l’altro, secondo me, c’è proprio un discorso morale, etico. Se una cosa vale”, ha aggiunto il ministro, “ha un suo valore intrinseco, storico, deve anche essere un po’ pagata, insomma. Del resto, una famiglia media americana che viene da noi, in Italia, a fare un viaggio, investe 10mila, 20mila dollari perché tra biglietto aereo ed albergo c’è un costo, quindi pagare 20 euro per la visita di un bene unico come Pompei, credo che ci possa anche stare. I flussi turistici sono destinati ad aumentare e noi dobbiamo elevare la qualità della nostra offerta culturale, per farla diventare anche un valore economico autosufficiente, in grado di produrre Pil e ricchezza per la nazione”.

Le parole dell’ex direttore del Tg2, oggi ministro del Governo Meloni, giungono a commento della decisione del Direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, di aumentare di 5 euro il costo del biglietto d’ingresso nel periodo di alta stagione, a partire dal prossimo 1 marzo. A seguire il suo esempio, visti i rincari dei costi per l’energia  e la manutenzione, potrebbero essere in tanti, e l’ipotesi non sembra dispiacere al titolare del MiC. A soffrirne, tuttavia, potrebbero essere, ancora una volta, le tasche degli Italiani, già duramente provate in questo periodo: l’iniziativa finirebbe per essere associata alla limitazione del bonus app per i diciottenni, modificato dall’ultima finanziaria.