- Pubblicità -
Tempo di lettura: 5 minuti

Contursi Terme – “Assolto perché il fatto non sussiste”. Con questa motivazione riportata nella sentenza di primo grado, i giudici del tribunale di Salerno, Domenico Diograzia, Giuseppe Bosone e Pasqualina Caiazzo, hanno assolto dall’accusa di istigazione al peculato, l’ex sindaco della città di Contursi Terme e agente della Polizia di Stato, Giacomo Rosa.

Assoluzione per Rosa, che è giunta dopo dieci lunghi anni di processi durante i quali l’ex sindaco si è dovuto difendere dall’accusa di aver indotto, nella qualità di sindaco pro tempore della cittadina, dal 2006 al 2009, l’ex responsabile dell’area finanziaria del Comune di Contursi, Benedetto Trotta, ad emettere mandati di pagamento ai dipendenti comunali in assenza di regolari impegni di spesa. Accuse queste, che nel 2009 portarono il Pubblico Ministero di Salerno, Roberto Penna, a seguito di un’indagine condotta dai carabinieri della locale stazione di Contursi Terme, ad emettere un mandato di arresto nei confronti del ragioniere Trotta, accusato di peculato aggravato e falso in atto pubblico per aver sottratto dalle casse comunali, oltre un milione e trecento mila euro. Nella maxi inchiesta, finirono insieme al sindaco Rosa e al ragioniere Trotta, anche l’allora segretario comunale, Salvatore Tiano, i dipendenti comunali Ubaldo Rufolo, Antonio Bartone e Dario Brogna, e una donna, quest’ultima amica del ragioniere infedele, Maria Rosaria D’Elia. Imputati, accusati tutti, a vario titolo, per aver concorso con il Trotta, a sottrarre illecitamente i soldi pubblici dalle casse di Palazzo di Città. Danaro pubblico con il quale il ragioniere infedele avrebbe tra le altre cose, acquistato una lussuosa villa dislocata su tre livelli, sita in località Saginara nel comune di Contursi Terme, attrezzata di impianti digitali ad alta tecnologia, televisori con maxi schermi di ultima generazione e mobili di lusso, che avrebbe poi “donato” alla sua amica D’Elia. Villa che nel 2009 fu sequestrata dai carabinieri a seguito della maxi inchiesta della magistratura salernitana che portò anche all’arresto del ragioniere infedele Trotta. Per quella vicenda giudiziaria, durata oltre 10 anni di anni di udienze processuali durante le quali gli imputati si sono dovuti difendere a vario titolo, dalle accuse di istigazione al peculato, peculato, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, l’ex sindaco Giacomo Rosa, difeso dal fratello e avvocato penalista Franco Rosa, è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

Insieme a Rosa, sono stati assolti anche i dipendenti comunali Antonio Bartone, Dario Brogna e il segretario comunale Salvatore Tiano. Assolta per intervenuta prescrizione invece, la beneficiaria dei regali del ragioniere, Maria Rosaria D’Elia. Condannati invece, i due dipendenti dell’area finanziaria. Il ragioniere infedele Benedetto Trotta è stato condannato a 6 anni di reclusione, al pagamento delle spese processuali, alla restituzione della somma illecitamente sottratta alle casse di Palazzo di Città con confisca della lussuosa villa e dei conti correnti per la somma del profitto ottenuto dal reato, con contestuale interdizione perpetua dai pubblici uffici e immediato licenziamento dal Comune. Condanna anche per l’altro funzionario di Palazzo di città, Ubaldo Rufolo, che dovrà scontare tre anni e sei mesi di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, al pagamento delle spese processuali, alla cessazione del rapporto di lavoro con il Comune di Contursi Terme e la confisca delle somme sottratte alle casse comunali. Una sentenza storica quella dei giudici salernitani per una vicenda che per anni ha diviso la politica della cittadina termale e che restituisce serenità all’ex sindaco e ai suoi ex collaboratori assolti. Assoluzione in primo grado, quella di Rosa e degli altri funzionari, giunta dopo otto ore di camera di consiglio da parte dei giudici che l’ex primo cittadino, ha atteso in silenzio davanti al Palazzo di Giustizia di Salerno.

“Giustizia è fatta- racconta in lacrime, Giacomo Rosa, mentre si reca in preghiera nel cimitero cittadino sulle tombe del padre e del suo amico e consuocero nonché ex sindaco di Contursi Terme, Salvatore Mastrolia. – Gli anni del processo, sono stati anni di sofferenza fisica e morale e con me, hanno sofferto i miei familiari e i miei amici- sottolinea Rosa. – Da sindaco ho combattuto durante tutta la mia legislatura contro la camorra, ridando vita per scopi sociali e solidali agli immobili confiscati ai clan, organizzando eventi e manifestazioni internazionali come la tappa di arrivo del Giro d’Italia, intitolando piazze e strade ai martiri delle mafie, ecc. insomma, una vita intera- racconta commosso l’ex sindaco- professionale, privata e Istituzionale, trascorsa da fedele servitore dello Stato che si è ritrovato ad essere trascinato in una vicenda assurda seguita da processo con accuse gravi e terribili. Ho sofferto troppo in questi anni- ricorda-ma ora sono più forte di prima. Ha vinto la Giustizia-ripete- ha vinto lo Stato”.

Soddisfatto per l’assoluzione, il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Franco Rosa che spiega come – “durante questi anni di processo, l’ex sindaco ha atteso con pazienza che la giustizia facesse il suo corso, avendo piena fiducia nel lavoro della magistratura. Sono stati anni di immane sofferenza umana e Istituzionale-racconta il difensore -ma ora giustizia è fatta e a Giacomo Rosa è stata restituita la serenità persa con quelle accuse gravi ed infondate”.