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San Gregorio Magno (Sa) – È accusato di concorso in associazione mafiosa dedita alle estorsioni, con le circostanze aggravanti, in concorso con il clan mafioso lucano Riviezzi, l’imprenditore Pierangelo Piegari, 47enne residente a San Gregorio Magno, titolare di un allevamento di animali in Basilicata e proprietario di diverse attività di commercio carni e di ristorazione tra la cittadina del Tanagro e la Piana del Sele, arrestato ieri mattina, insieme ad altri 14 persone, dagli agenti della Squadra Mobile -sezione criminalità organizzata, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza. Il blitz degli agenti si inserisce nell’ambito di una maxi inchiesta dei magistrati lucani sulla mafia potentina. A finire sotto la lente d’ingrandimento della Dda, il clan mafioso lucano Riviezzi.

Indagine che ieri ha portato all’applicazione di otto misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Michele Riviezzi, Vito Riviezzi, Domenico Lamaina, Maurizio Pesce, Massimo Aldo Cassotta, Felice Balsamo e Francesco Faraone e sette misure di arresti domiciliari nei confronti di Rocco Nolè, Marco Triumbari, Pierangelo Piegari, Nicola Romano, Giovambattista Moscarelli, Adriane Pasoiu e Pompilio Pasoiu, accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione tentata e consumata, aggravate dall’agevolazione e dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale, false informazioni al pubblico ministero.

Gli arresti, avvenuti tra il Vallo di Diano, la Valle del Sele e la Basilicata, sono scattati a seguito dell’interrogatorio di un collaboratore di giustizia e da una serie di intercettazioni telefoniche che hanno consentito agli inquirenti di riscontare degli indizi di reato a carico del sodalizio criminale mafioso con base a Pignola, in provincia di Potenza. Al centro delle indagini, il recupero crediti con minacce e uso di armi da fuoco, nei confronti di imprenditori e commercianti, avvenute nel 2020.

Recupero crediti di cui una percentuale, pari alla metà degli introiti, sarebbe stata incassata dal clan. Tra le vittime delle estorsioni del clan, i gestori di una concessionaria di auto attiva tra le provincie di Potenza e Salerno, il gestore di un bar di Potenza, un marmista operante a Matera, gli esercenti di un agriturismo a Tito e un imprenditore operante nel settore della macellazione delle carni, quest’ultimo raggiunto da una misura di arresti domiciliari a suo carico per reticenze e false dichiarazioni rese alla Procura della Repubblica che secondo gli inquirenti lucani, sarebbero state rese per sviare le indagini e non infrangere i dettami omertosi della criminalità organizzata a cui sarebbe vicino.

Ad incastrare l’imprenditore di San Gregorio Magno, un recupero crediti di 270mila euro per una fornitura di carni avvenuta presso un negozio siciliano. Crediti che l’imprenditore, secondo gli inquirenti, avrebbe tentato di recuperare da un intermediario della vendita, attraverso un suo collaboratore vicino al clan lucano e di altri soggetti attivi in altri clan mafiosi, i quali con l’uso di armi da fuoco e minacce, avrebbero recuperato solo 5mila euro.
Soldi che però, non sarebbero mai stati incassati da Piegari e che l’imprenditore avrebbe dovuto dividere, in percentuale, con il clan lucano.

Piegari, difeso dall’avvocato cassazionista, Vincenzo Morriello, resta ora ai domiciliari in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip che si terrà nelle prossime ore.