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Colliano (Sa) – È stata condannata a due mesi e venti giorni di carcere, con pena sospesa, oltre al pagamento di una multa di 100 euro e il pagamento delle spese processuali, una casalinga di 33 anni di Colliano, accusata di tentata truffa nei confronti del Comune di Colliano, per aver simulato una caduta sulla strada comunale di via Vignali al fine di ottenere un risarcimento danni di 5200 euro dall’Ente di palazzo di città.
A deciderlo, il giudice onorario della Terza sezione penale del Tribunale di Salerno, Rosario Maria Celotto, che ha condannato la donna con l’accusa di tentata truffa nei confronti del Comune per la simulazione di fasullo sinistro stradale che sarebbe avvenuto il 17 agosto del 2015 quando la casalinga denunciò il Comune per una serie di lesioni personali riportate a seguito di una presunta caduta all’interno di un tombino collocato sulla strada comunale di via Vignali.
Denuncia che la donna presentò con annessa richiesta di risarcimento danni per un valore di 5200 euro al Comune di Colliano all’ufficio del giudice di pace di Buccino. Fu infatti, il giudice di pace di Buccino, Rosaria Rita Izzi, che dopo aver ascoltato il sindaco pro tempore di Colliano, Antonietta Lettieri, la 33enne, testi, i periti e i difensori delle parti, a rigettare la richiesta di risarcimento danni e condannare la 33enne al pagamento delle spese processuali poiché, secondo il giudice, l’evento non sarebbe stato provato.
L’assoluzione del Comune davanti al giudice di pace portò l’allora sindaco di Palazzo di Città, Antonietta Lettieri, a denunciare la 33enne dinanzi alla Procura della Repubblica di Salerno per tentata truffa.
Bisognerà attendere l’anno 2018 quando la cittadina collianese viene citata in giudizio dal pubblico ministero e finisce sul banco degli imputati dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Salerno con l’accusa di tentata truffa nei confronti del Comune di Colliano.
Dibattimento che ha visto nelle scorse ore la condanna della donna, assistita dagli avvocati Gaetano Milano e Giuseppe Caposiena, che secondo il giudice avrebbe posto in essere – “artifici e raggiri consistiti nell’aver simulato un sinistro per procurarsi un ingiusto profitto di 5200 euro richiesto quale risarcimento dell’asserito danno lamentato”.