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Non c’è solo l’emozione. La squadra del film d’animazione “Le stelle di Dora – Le sfide del generale dalla Chiesa” non nasconde la soddisfazione per l’opera realizzata, in anteprima mondiale, fuori concorso, a #Giffoni53. Una soddisfazione che nasce dalla consapevolezza di aver raccontato “la storia di un uomo così importante attraverso un film di animazione che arriva dritto al cuore di giovani”. A presentarlo, al Giffoni Film Festiva, non solo i registi (realizzatori anche della omonima graphic novel) Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, ma anche coloro che hanno dato la voce ai protagonisti, Francesco Pannofino e Domitilla D’Amico, e i musicisti autori delle musiche del film Raffaele Tedesco, Giuseppe Tortora, Fabio Sartori, Riccardo Cimino. Ad accompagnarli, il generale dell’Arma dei Carabinieri Alfonso Manzo, il capitano Francesco D’Ottavio, Elena Guerri D’Alloro della Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni,

Il racconto comincia dalla fine, con le ultime battute tra il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ormai Prefetto di Palermo, e la seconda moglie Emmanuela Setti Carraro. Prima che una raffica di proiettili uccida i due sposi, come in un flashback, parte la cavalcata: chi era, da dove veniva quel piemontese, figlio a sua volta di un generale dei Carabinieri? Volontario in Montenegro nei primi anni della II guerra mondiale, tenente dei Carabinieri a San Benedetto del Tronto durante la Resistenza partigiana, parte del Comando gruppo squadriglie delle Forze repressione banditismo in Sicilia nei primi anni della Repubblica e poi, capitano in servizio a Roma, Firenze, Como, Milano. Una carriera guadagnata sul campo, tornando in Sicilia, prima come comandante della Legione di Palermo, dove aveva studiato il fenomeno mafioso, e infine come prefetto. Un ultimo sacrificio, il suo, senza più divisa e con un solo uomo a fargli da scorta, per dimostrare che la legalità è più forte della mafia e che lui non ha paura.

“Quando il capitano D’Ottavio mi ha proposto di collaborare al bellissimo progetto non ho potuto che accettare – spiega D’Amico – È importante celebrare i veri eroi e qui si parla di un eroe che ha fatto la storia della nostra nazione. Abbiamo affrontato tutto con grande semplicità, nonostante l’argomento complesso. La semplicità è il mood per arrivare il più possibile ai bambini e ai ragazzi ai quali è destinato questo progetto così ambizioso. Spero di essere riuscita a trasmettere tutto quello che questo eroe ha fatto per tutti noi”. Emozionato anche Pannofino, voce di dalla Chiesa: “Cosa c’è di meglio che raccontare la storia di un uomo così importante attraverso un film di animazione? Un film che arriva al cuore di giovani che quando è morto non erano neanche nati. La divulgazione attraverso un film di animazione è vincente, è una bellissima idea, una iniziativa straordinaria”. E racconta: “Ho cercato di metterci tutta l’emozione possibile. Io sono figlio di un carabiniere, sono amico dei Carabinieri da bambino e ancora oggi quando li vedo mi sento rasserenato e più sicuro”.

A chiarire le scelte artistiche sono i registi e sceneggiatori. “Siamo partiti alla fine perché la morte era la parte più difficile da raccontare – afferma Ciaj Rocchi -Nell’attimo prima di morire il general ricorda la sua vita”. E Damonte spiega: “È difficile adattare questa storia ai bambini. Quindi abbiamo usato come espediente prettamente cinematografico quello di scegliere una chiave di genere per interpretare i cinque snodi fondamentali. Ad esempio, uno dei capitoli più affascinanti è il secondo, le vicende di Dalla Chiesa a Corleone. Per quel capitolo – continua – abbiamo scelto una chiave western. Lo scenario si pesta moltissimo. Invece, nel capitolo della lotta contro il terrorismo delle Brigate rosse la scelta è stata più scontata, cioè il genere poliziesco, musiche un po’ stordenti”.

Soddisfatto il generale Alfonso Manzo: “L’obiettivo che vogliamo conseguire, prima con la graphic novel e poi con il film, è proseguire la lezione che ci ha lasciato dalla Chiesa. Il generale aveva una passione viscerale per i giovani, confidava tantissimo sui ragazzi. Quando, a Palermo, era già sotto tiro, ha continuato ad andare nelle scuole a parlare con i giovani. I giovani sono i protagonisti dell’imminente futuro, ma chi li ha preceduti ha fatto di tutto per lasciare un mondo migliore”. Così il capitano Francesco D’Ottavio: “Mi sono occupato di mediare l’anima artistica con quella militare. L’opera ha tre fili: il primo è quello dell’eroe che va al di là dell’ordinarietà. Il secondo è quello dell’amore, la cosa più appetibile per i giovani. La storia del generale è vista con gli occhi di Dora, la prima moglie de generale. Poi c’è il filo della speranza, racchiuso nella canzone finale del film, brano scritto da Tedesco e interpretato da Tortora e Sartori. Il filo della speranza racconta una cosa importante, cioè che non si può scegliere il proprio destino. Si può dare un senso alla propria vita e alla propria morte. Il generale ha dato senso alla sua vita e alla sua morte perché gli altri potessero prendere esempio”.

A lanciare un messaggio per i giffoner è Elena Guerri D’Alloro: “Ho figli dell’età dei ragazzi presenti qui a Giffoni. A loro dico: ‘Siate curiosi, non abbiate paura di leggere e confrontarvi’ perché questo dà maggiore consapevolezza. Dico di essere consapevoli, responsabili, di non vivere come alieni”.

E, non a caso, in cantiere ci sono altri progetti per i più giovani. A iniziare da una realizzazione sulla guerra di Liberazione. “Andremo a evidenziare figure significative come Salvo D’Acquisto – spiega il generale Manzo – Storie non sempre conosciute dal pubblico perché si sappia che l’Italia di oggi viene fondata sul sacrificio di tanti, militari e civili”.