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Dal 1988 si celebra in tutto il Mondo il 1° Dicembre di ogni anno, come Giornata Mondiale contro l’AIDS per sensibilizzare, esprimere solidarietà e commemorare coloro che hanno perso la vita per questa malattia, oggi curabile ma di cui si parla sempre meno.

L’infezione da HIV e la malattia da AIDS, rappresentano campi in cui la Medicina ha raggiunto i traguardi più soddisfacenti negli anni, permettendo la cronicizzazione della condizione di sieropositività, un tempo pressoché inesorabilmente mortale, verso una normalizzazione dell’aspettativa di vita. Ciò però non consente di abbassare la guardia sullo stigma, paura e disinformazione.

La città di Nocera Superiore chiama chi ama si celebra domani la Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS alla Scuola Pascoli–Fresca, in esclusiva la proiezione del cortometraggio “Non è Finita Qui”.

 Nell’ambito della prevenzione itinerante dell’Associazione Nazionale No AIDS Odv organizza con il Patrocinio Morale del Comune di Nocera Superiore dell’Assessorato alle Politiche Sociali guidato dalla dott.ssa Stefania Riso e dell’adesione dell’Istituto Comprensivo “Pascoli – Fresa” retto dal Dirigente Scolastico Prof. Michele Cirino.

Le classi TERZE (3 G – 3 L – 3 E ) in occasione della Giornata Mondiale della Lotta all’AIDS, alle ore 9.30 parteciperanno in Aula Magna alla formazione organizzata dall’Associazione Nazionale No AIDS ODV per apprendere e conoscere la malattia piaga del secolo e intraprendere iniziative immediate riguardo all’informazione sui mezzi di prevenzione, alla loro diffusione e disponibilità; in questa occasione sarà proiettato il cortometraggio: “Non è finita qui” sarà presente la regista Benedetta Fontana per riaccendere le luci della ribalta su questa malattia tanto evitabile quanto ancora insidiosa.

TRAMA DEL CORTOMETRAGGIO

Gabriele, un ventenne della Roma bene, scopre improvvisamente di aver contratto il virus dell’HIV dopo un rapporto non protetto con una ragazza. Attorniato da amici vacui e ignoranti, si ritrova costretto a dover andare a una festa pur di non deludere il suo “branco”. Il protagonista diventa dunque l’agnello sacrificale, vittima delle voci e dei comportamenti tipici di un machismo “tossico”, che porta inevitabilmente ad una superficialità sempre più diffusa tra i giovani del ventunesimo secolo.