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Avellino – I demitiani dopo lo strappo con l’Udc di Lorenzo Cesa guardano al Pd e, a sinistra del Pd, a Campo Progressista, MdpArticolo Uno a Sinistra Italiana.  L’ostacolo da bypassare sembra Matteo Renzi: il segretario dem e il leader di Nusco sono inconciliabili.

Lo si è visto nella campagna elettorale per il referendum. Però oggi vista l’aria che tira non è il caso di andare troppo per il sottile: i demiatini devono uscire dall’isolamento e il rottamatore ha perso consenso all’interno del suo stesso partito. De Mita intanto con i suoi ragiona di popolarismo. Sabato scorso al “Palapartenope” di Napoli il primo confronto con l’iniziativa organizzata dal nipote Giuseppe, dal titolo “L’Italia è popolare, una voce per chi non ha più voce”. Detto in soldoni: i demitiani dicono di voler essere autonomi, restano aggrappati a idee e valori della tradizione sturziana e chiamano chi non si sente rappresentato nel quadro politico nazionale.

Volendo essere più pragmatici: l’accordo con il Governatore Vincenzo De Luca regge così come nei comuni e negli enti sovracomunali d’Irpinia il patto con il Pd. Altra opzione è Mdp: Massimo D’Alema nei giorni scorsi da Avellino ha lanciato un messaggio chiaro: nella nuova sinistra c’è posto per i cattolici democratici. Insomma, blindata la candidatura alla Camera, nel listino o non nel collegio Alta Irpinia-Ufita, per Giuseppe De Mita, deputato uscente.