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Avellino – “Ho trovato un Avellino intimorito e ne abbiamo approfittato”. Le parole di Antonio Calabro, tecnico della Virtus Francavilla fanno riflettere. E pure tanto. L’Avellino rimedia la terza sconfitta di fila, dopo Audace Cerignola e Viterbese, passa anche la compagine pugliese all’impianto di Contrada Zoccolari. Il Partenio-Lombardi è diventato ormai terra di conquista per gli avversari. La Virtus Francavilla, senza nulla togliere, non vinceva in esterna da 388 giorni. Tre gare in cui la squadra di Massimo Rastelli ha depredato del tutto le buone prove offerte con Potenza e Crotone. Parole su parole, esami di maturità falliti uno dietro l’altro che hanno fatto spazientire la piazza.

La fiducia riposta nella società guidata dalla famiglia D’Agostino è finita sotto i tacchi. Ad oggi l’Avellino somiglia al miglior film horror di William Friedkin. E per certi versi, volendo usare un eufemismo forte, la situazione è drammatica. I numeri delle ultime tre partite fanno tremare i polsi: sei reti incassate a fronte dell’unica realizzata da Russo contro l’Audace Cerignola, un calcio di rigore fallito da D’Angelo e decine di cross sbilenchi.

Ad oggi la cartina tornasole parla chiara: il problema non era Roberto Taurino. Nemmeno di Rastelli per certi versi, oggi nel mirino della critica e non solo c’è il direttore sportivo Enzo De Vito. Purtroppo sua da nemo propheta in patria ha fallito clamorosamente la seconda occasione, dopo aver scelto lo scorso anno Carmine Gautieri dopo l’esonero di Piero Braglia. Il mercato estivo, senza ritornare sulla questione uscite, è stato completamente smentito nel mese di gennaio con una diaspora assoluta. Senza dimenticare i quattrini spesi a gennaio dalla famiglia D’Agostino per rinforzare la rosa, o peggiorare. Peccato, un vero peccato non ascoltare le parole dopo la terza sconfitta di fila dell’unico responsabile di una stagione compromessa già a fine febbraio.

Società che si è detta delusa, dopo le parole dure arrivate all’esterno della Tribuna Montervergine da parte dei tifosi. Il campionato è ormai andare e vivere nella speranza che l’Avellino, nelle nove partite che restano da qui fino alla fine della regular season, possa risorgere è mera illusione. Credere o non credere nei playoff, forse bisogna guadarsi prima le spalle. Gli ultimi risultati fanno pensare che è il momento di guardare al futuro, cancellando gli errori del presente.