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Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del Movimento Cinque Stelle di Benevento su Tari, Asia e Serluca. “Il 31 marzo si è svolto un Consiglio comunale dedicato alla Tari, la tassa sui rifiuti. Il 5 aprile si è tenuta, invece, una conferenza stampa con una dettagliata relazione di Donato Madaro, Amministratore di Asia da settembre 2017, subentrato a Bernardino Quattrociocchi, dopo il lungo mandato di Lucio Lonardo (durato dal 2007 all’aprile 2017). Alla conferenza stampa sono seguiti interventi (dello stesso Lonardo, del Direttore Massimo Romito e di esponenti sindacali) molto polemici.

Andiamo con ordine. Nel 2018 la TARI costerà ai cittadini beneventani 436.000 euro in più rispetto al 2017. Le motivazioni sono diverse, alcune risalgono a fatti di oltre un decennio fa, come il debito FIBE , altre a fatti piuttosto recenti, come il debito SAMTE, altre ancora ad una gestione poco oculata dei costi (telefonia, carburante, lavoratori interinali, super manager et cetera), gestione «connotata da profili di estrema singolarità», ha detto Madaro. Fatti che il M5S ha già denunciato circa un anno fa.

Volendo affrontare i temi uno alla volta, per il debito FIBE va rilevato che esso è un debito che riguarda gli anni 2003 (circa un milione di euro), 2004 (circa due milioni di euro), 2005 (circa un milione e mezzo di euro) per un totale di 4.6540.512,34 euro, poi ridotti a seguito di un mutato assetto normativo.

In quegli anni ovviamente l’allora TARSU fu pagata dai contribuenti, e anche se non tutti la pagarono, gli importi non versati sono stati oggetto poi di accertamento, ingiunzione et cetera. Dunque, inserendo tale debito negli ultimi piani tariffari i contribuenti, specialmente quelli virtuosi, lo stanno pagando due volte!

È singolare che, solo oggi, Lonardo ci inviti a sollevare tale questione. Evidentemente non ha avuto modo di ascoltare le dichiarazioni rilasciate alla stampa, specie a latere dell’ultimo Consiglio, dove abbiamo ribadito più volte che i cittadini vengono usati come bancomat, e che si fa pagare loro, più volte, debiti la cui responsabilità va cercata in diverse sedi. Piuttosto, perché non ha denunciato alla Corte dei Conti tale comportamento, dato che ha tutta la documentazione per dimostrarlo?

Perché poi il Comune di Benevento riconosce tale debito attraverso un accordo tra l’allora management dell’ASIA e dirigenti del Comune, e non sceglie la strada della deliberazione in Consiglio Comunale in modo da cristallizzare atti e responsabilità?

Sulla gestione di ASIA nel periodo Lonardo non occorre dilungarci, dato che ne abbiamo parlato più volte sia come Meetup, prima del 2016, sia come portavoce, negli ultimi due anni, e denunciate le anomalie nelle opportune sedi (nel marzo 2017 presentammo alla stampa un dettagliatissimo dossier). Il nuovo Amministratore unico, Madaro, ha dato alle sue anomalie ampio risalto nella sua ultima relazione. Piuttosto occorre sottolineare che in essa diverse responsabilità vengono attribuite anche agli anni 2016 e 2017, cioè all’attuale Amministrazione, e va rilevato, inoltre, che a fronte di risparmi annunciati (che a volerli sommare tutti sfiorerebbero il milione di euro) riorganizzando l’attività, le previsioni di spesa di ASIA sono pressoché identiche, anzi il costo totale (ASIA più Comune) aumenterà di circa mezzo milione, ma questo per effetto della sentenza SAMTE. Sentenza che, come è noto, riguarda l’anno 2017, e per tanto non dovrebbe essere caricata sulla TARI 2018 ma trattata come un debito fuori bilancio le cui risorse andrebbero trovate nella fiscalità generale, e dunque spalmate su tutti i contribuenti e non sui soliti virtuosi che pagano. Questo ulteriore debito ricorda tanto la storia del cetriolo…

In ultimo, un cenno va fatto anche al caso ASIA/spin-off, dove si configura un vero e proprio conflitto di interessi nella persona dell’attuale Vicesindaco Serluca, Assessore al controllo analogo e contemporaneamente socia dello spin-off affidatario di una consulenza da parte dell’ASIA, rispetto alla quale qualche giorno fa disse che era a titolo gratuito (anche in Commissione) per poi ritrattare, dicendo che nessun compenso andrà nelle sue tasche, quando è emerso che la società è affidataria di un contratto di 5.000,00 euro. Insomma, da qualsiasi angolazione si voglia approfondire la faccenda, questa storia puzza (e non per la “monnezza”!)”.