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«Come sto? E come sto dopo una richiesta di otto anni e tre mesi di carcere per una vicenda come questa? Anche se non ho fatto nulla di cui avere paura, sono devastata solo a leggere la richiesta del pubblico ministero. Si rende conto di quanto sono otto anni e tre mesi? Avessi ucciso una persona me la sarei cavata con richieste minori…L’assassino di Vannini al primo processo di appello aveva preso cinque anni…».

Queste le parole che Nunzia De Girolamo avrebbe confidato agli amici una volta appresa la richiesta di condanna a otto anni e tre mesi presentata ieri dalla procura di Benevento nell’ambito del processo Asl.

A riportare il virgolettato è il “Corriere della Sera”. Che scrive ancora:

Dal drammatico confronto con gli avvocati dopo la requisitoria di ieri, viene fuori innanzitutto la sorpresa. «È stato specificato anche dall’accusa», ha sorriso amaramente De Girolamo, «che non ho agito per utilità personale. La stranezza è che sia stata messa sotto accusa dentro una requisitoria che punta il mirino sulla politica. Parliamo di fatti che risalgono al 2012, che avrebbero dovuto avere degli effetti alle elezioni del 2013, dove ero candidata. Ma mica c’erano le preferenze; erano elezioni col listino bloccato del vecchio Porcellum, sarei stata eletta in qualsiasi caso….».

Ancora dall’articolo del Corsera:

A sorreggere la richiesta di otto anni e tre mesi non ci sono, ha spiegato l’ex ministra agli amici, le testimonianze avverse, neanche quelle dell’accusa. La registrazione della chiacchierata in cui diceva che «un minimo di comando ce l’abbiamo», riferendosi a un ospedale di Benevento e in generale alla Asl, quella sì. «Ricevetti quelle persone a casa perché avevo avuto una crisi post-parto e stavo allattando mia figlia», ha ricordato la de Girolamo nelle ultime ore. «Chi ha registrato la conversazione era venuto a casa mia con l’intento di portare la conversazione dove voleva lui. Una specie di agente provocatore all’americana, anche le leggi italiane non lo prevedono affatto. E ancora: l’accusa non ha fatto alcun riferimento al dossier di cui alcuni giornalisti hanno parlato nel processo e di come avevano provato a dare ai giornali le registrazioni per distruggermi, prima di darle alla procura. Importanti pm si sono lamentati per il Trojan e invece hanno consentito registrazioni in casa di un politico perché venissero poi usate dagli avversari politici».