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Il Pubblico Ministero del Tribunale di Benevento, Maria Colucci, aveva chiesto un anno e sei mesi, il giudice Monaco ha invece inflitto una condanna a mesi 6 di reclusione e risarcimento del danno patrimoniale in favore delle parti civili. Questa la decisione in merito al processo nei confronti della dottoressa del pronto soccorso Agnese Miranda, 43 anni, imputata di omicidio colposo per la morte di Gaetana Catalano, 70enne di Ceppaloni, deceduta all’ospedale Fatebenefratelli il 23 maggio del 2015.

I familiari della donna avevano denunciato l’accaduto facendo partire così un’inchiesta con la successiva autopsia della signora deceduta. Il 26 ottobre 2018, dopo tre anni, la decisione del GUP Flavio Cusani di rinviare a giudizio uno dei due medici indagati per quella morte. Secondo gli inquirenti per imperizia o negligenza, nella qualità di medico del Pronto Soccorso del nosocomio sannita, la dottoressa imputata cagionava la morte della signora Catalano.

L’imputata, assistita dall’avvocato Alfonso Furgiuele, era comparsa presso il Tribunale di Benevento, nella scorsa udienza dinanzi al giudice monocratico Graziamaria Monaco respingendo ogni accusa circa la morte della donna ed evidenziando come, a suo dire, il decesso sarebbe avvenuto per cause non dipendenti dalla sua imperizia.

Nell’udienza di oggi c’è stato l’esame dei consulenti della difesa e dell’ultimo consulente del Pubblico Ministero.  In aula i due consulenti della difesa hanno sostenuto che la signora non sia morta per arresto cardiocircolatorio dovuto ad una ischemia, ma sarebbe deceduta per una cosiddetta ‘morte improvvisa’, dovuta a un malore che non poteva essere diagnosticato. Per la posizione di Miranda Agnese, l’avvocato Furgiuele ha chiesto l’assoluzione della sua assistita.

Posizione diametralmente opposta quella dell’avvocato Valeria Verrusio, parte civile nel processo, che ha chiesto la condanna della dottoressa, ritenendo che ci sia stata una responsabilità medica causata da una mancata diagnosi nei confronti della 70enne di Ceppaloni. Dopo la discussione degli avvocati e la richiesta del Pm, il giudice ha condannato la donna a mesi 6 di reclusione e al risarcimento del danno patrimoniale in favore delle parti civili.