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Benevento – La miglior difesa e il capocannoniere del campionato. Di solito quando si gode di tanta grazia si dorme su sette cuscini, e il Benevento non può certo fare eccezione. Seconda partita consecutiva senza reti al passivo, addirittura la quinta sulle dieci finora disputate. Merito anche degli zero a zero maturati contro Lecce e Perugia, gare che a loro modo hanno lasciato un segno.

L’impressione è infatti che dopo la sconfitta di Parma, tra l’altro figlia di uno svarione sull’ultima azione disponibile, i giallorossi abbiano assimilato una lezione di vitale importanza: quando ti rendi conto che non puoi vincere, devi fare di tutto per non perdere. Ed è anche per questo che la Strega è ora lassù, al secondo posto e a due punti dal primo occupato dal Pisa. Perché è stata in grado di valorizzare al meglio i pareggi attraverso vittorie come quella di ieri. 

Allo Scida è arrivato un successo storico quanto pesante per il cammino futuro. Prestazione solida, di carattere, pragmatica. Alla sofferenza dei primi quindici minuti ha fatto da contraltare la chirurgica freccia scagliata alla prima occasione, una ripartenza magistrale condotta da Lapadula, rifinita da Acampora e finalizzata da un Letizia emotivamente provato. Lì la Strega si è scrollata di dosso le ansie di un avvio balbettante, in cui aveva rischiato seriamente di cadere quando Mulattieri e Maric erano andati vicini al gol testando la tenuta di un perfetto Manfredini

Col passare dei minuti il centrocampo ha preso in mano le redini del match senza strafare nell’iniziativa. La brillantezza nel possesso è qualcosa che ancora manca al Benevento, ieri privo di Viviani e dunque di alternative basate sul fosforo, più che sulla lotta. I risultati si sono visti se non altro nell’atteggiamento sempre aggressivo dei centrocampisti, bravi ad ergere una diga sulle pur sterili iniziative crotonesi, sia a risultato ancora in bilico che dopo il gol di Lapadula. Sì, ancora lui, al sesto centro in otto partite, di cui solo quattro da titolare.

Il ‘bambino‘ ha giocato in media 58 minuti a match, ma gli sono bastati per arrivare a contendere il trono dei bomber (e senza rigori all’attivo) a Lucca, Mulattieri e Galabinov, gli unici ad essere riusciti a fare altrettanto. Con lui in campo per le difese avversarie il livello di difficoltà sale notevolmente, buone notizie in vista di un doppio turno interno con Brescia e Frosinone che tanto dirà sulle ambizioni e le possibilità della squadra di Fabio Caserta.

Le punta, le sfianca e le colpisce, creando inoltre spazi succulenti per i compagni. E’ successo più volte allo Scida, dove ha sfoderato un colpo di testa di puro opportunismo che ha dato materiale di lavoro al Var. Una gioia ritardata, appesa a una manciata di millimetri che a guardarli bene sono lunghi ben 44 anni.