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Era il 1968 quando Caterina Caselli cantava “Insieme a te non ci sto più”. Trascorso mezzo secolo, le parole di quella canzone divenuta nel frattempo un classicone della musica italiano tornano buone per dare un titolo alla nota stampa inviata ieri (leggi qui) dal coordinamento politico di “Essere Democratici”, area politica che nel dicembre del 2020 si organizzava per “rifondare” il Pd Sannita (leggi qui). “Finisce qua” – urlava ancora la cantante modenese. E “finisce qua” hanno detto ieri Raffaele Del Vecchio, Francesco De Pierro, Cosimo Lepore, Rossano Insogna

La faida interna al Pd si conclude dunque con la resa di Essere Democratici, ora in cerca di una nuova casa. Non dovranno ripartire da zero perché portano in dote il risultato di due importanti battaglie vinte: elezioni comunali e provinciali. Se il motivo della guerra, però, era rovesciare il gruppo dirigente Dem allora la guerra l’hanno persa. E mentre scorrono i titoli di coda è lecito interrogarsi sul finale, scontato dati gli ultimi eventi.

La sensazione è che a pesare in maniera rilevante sull’esito della disfida sia stata la scelta degli alleati, elemento mai secondario in un conflitto. Il gruppo dirigente del Pd ha potuto contare sul sostegno del Nazareno. Catapultato a Benevento dalle vicende giudiziarie che hanno interessato l’ex segretario Carmine Valentino, nel pieno di una sfida elettorale dove i democratici non giocavano certo nel ruolo di favoriti, il commissario Borghi non ha avuto alcun tentennamento, schierandosi senza se e senza ma al fianco dell’ala decariana. Neanche il risultato delle urne è riuscito a scalfire le sue convinzioni, anzi le ha rafforzate. Dall’altra parte, invece, i ribelli sono stati abbandonati al proprio destino. Ve lo ricordate, voi, Pantaleo Annunziata da Poggiomarino, segretario regionale del Partito Democratico? Il 15 luglio (leggi qui) giungeva nel Sannio per benedire il patto che Essere Democratici aveva sancito con Clemente Mastella. “La sua presenza a palazzo Mosti vale come copertura politica” – si scrisse. La sua sola discesa in campo, a farla breve, acquisiva il valore di una sorta di immunità, utile a superare cavilli burocratici, regole e regolamenti.

Nientedimeno: potente questo Annunziata! Il tempo si è poi incaricato di rivelare al mondo il peso reale della sua parola: zero. E infatti non ha parlato più. Di Annunziata si sono perse completamente le tracce. Non ha mosso un dito, non ha scritto un rigo – fosse anche per una solidarietà di facciata – per segnalare la propria vicinanza nei confronti di coloro a cui aveva promesso una difesa che non c’è mai stata. Del Vecchio egli altri, in ossequio alle previsioni statutarie, sono stati accompagnati alla porta e Annunziata ha lasciato fare.

Perchè? La verità è che a lui i destini di Benevento – così come “la necessità di costruire un centrosinistra largo” – stavano a cuore come il baseball interessa agli italiani. Si è mosso da pedone consapevole in una partita a scacchi iniziata a palazzo Santa Lucia.

Da un lato De Luca, dall’altro Letta. Il governatore voleva dimostrare che non esiste un Pd in Campania al di fuori di lui ma da Roma ne hanno ridimensionato le ambizioni, vincendo la partita per abbandono del campo dell’avversario.

E a noi? A noi resta il fumo di polemiche infinite e inutili, l’eco sempre più debole di decine e decine di dichiarazioni. Ma tant’è. “… le nubi sono giù più in là”.