Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Raffaele Pengue: “Una fitta nebbia, forse una cataratta, è discesa sul municipio di Guardia e rende il paesaggio politico indecifrabile, tra sagome fuggenti, soggetti smarriti, in fuga dalla realtà. Da lontano si distingue solo la sagoma dell’artigiano intento a restaurare il portone d’ingresso, il resto è ombre in movimento. Finita da tempo l’ora d’aria elettorale per gli uomini e le donne del cambiamento, dopo solo tre anni di potere a Guardia si torna alla realtà delle lotte intestine e dei percorsi prestabiliti: ovvero, i titoli di coda dell’amministrazione. Tre anni. Una gita fuori porta, una scampagnata con relativo pic nic politico; ma finita la gita, consumato lo spuntino, si torna all’ovile. La ricreazione è finita: racconta persino il tifoso smarrito. È stato bello avere avuto l’impressione che tutto sarebbe cambiato, secondo quel che raccontavano i protagonisti dello show di piazza castello o secondo le aspettative diffuse della curva sud. È stato bello, tre anni orsono, figurarsi che tutto era nelle mani dell’elettore sovrano e che gli uomini e le donne del cambiamento avrebbero assunto la forma indicata dalla libera volontà dei cittadini. È stato bello brindare con le stelle, illudersi che Guardia è come ci appare, come ci viene raccontata dagli uomini e le donne del cambiamento, frutto della nostra volontà e della loro, incrociate in un rapporto nuziale che si chiama patto elettorale. In realtà sapevamo sin da subito che qualunque fosse stato l’esito del voto, lo spazio assegnato agli uomini e le donne del cambiamento si sarebbe ristretto ogni giorno di più, insieme con lo spazio del giudizio popolare. Tre anni. Il tempo trascorso a invocare il primato della politica quando già mancava il terreno sotto i piedi. La possibilità di influenzare i processi decisionali e di modificare gli assetti di potere guardiesi, l’inespugnabile cancrena e la sua emanazione diffusa, compresa quella posta a valle del paese. E da quell’impalcatura in questo paese non si può sgarrare. Quasi tutte le decisioni importanti sono prese all’interno di questo quadro. Tre anni. Il tempo necessario per capire che le elezioni hanno messo in gioco solo lo spazio più piccolo benché più vistoso del potere. Tutto il resto a Guardia è sotto tutela, in un sistema di scatole cinesi in cui di fatto la volontà dei cittadini è svuotata e il potere decisionale è praticamente interdetto, almeno sulle questioni che si definiscono appunto “decisive”, e i margini di manovra per chi amministra Guardia sono esigui, soprattutto per i parvenu che occupano oggi il municipio. Tre anni. Allora cosa siamo andati a votare, cosa abbiamo davvero deciso con la nostra scheda elettorale? Chi abbiamo davvero votato? Abbiamo votato tante piccole marionette? O tutto questo carosello di marionette in tre anni è sempre stato dietro il vero potere di cui sopra, senza volto o multifacciale e il suo sistema di scatole cinesi, la vera cupola del potere guardiese, costituito da un intreccio di interessi economici alla massima potenza? Dove le marionette messe lì a guidare questo paese sono indubbiamente più piccole, più vulnerabili: credete davvero che i parvenu abbiano grandi possibilità di manovra? Il sistema di scatole cinesi ha un interesse primario: e chi è chiamato ad amministrare non può permettersi di dare risposte nette, soprattutto se non sono omogenee ai loro desiderata. E se si esce dal seminato il verdetto per loro è chiaro, ed ecco che allora parte il pressing, tramite ricatti, allarmi procurati, la “strettoia” della Portella, la scuola, e minacce che faranno rientrare gli uomini e le donne del cambiamento dentro la famiglia. Ci vogliono ancora due anni per il voto e molte cose potranno ancora cambiare, non esclusi i colpi di scena: però il Di Lonardo sornione di questi giorni, non più acclamato dalla platea dei tifosi, a questo punto, di fronte alla prospettiva del difficile percorso che ci porterà ai Riti, e di due anni penosi davanti, stanco della rissosità della sua maggioranza, preoccupato per l’involuzione dei gradimenti e della situazione critica che si andrà profilando nei prossimi mesi, ha una sola strada davanti: far saltare il banco. Ma non lo farà. Perché sembra più interessato a scrollarsi di dosso più i suoi presunti amici (o sequestratori) piuttosto che a vendicarsi dei suoi presunti killer (o liberatori) della minoranza. Intanto nei prossimi mesi tutti i nodi verranno al pettine”.
Guardia Sanframondi, Pengue: “La ricreazione è finita”
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