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Benevento – I sindacati dei lavoratori, Cgil Cisl Uil, l’Associazione dei partigiani, l’Associazione Libera, il mondo cattolico e semplici cittadini si sono ritrovati a piazza Castello per esprimere condanna nei confronti di Putin e solidarietà con il popolo ucraino. Si amplia sempre di più la base rappresentativa della società civile sannita che assistite sconvolta alla tragedia che si sta consumando ad est alle porte d’Europa.

Luciano Valle, segretario provinciale della Cgil ha detto: “Siamo uniti per dire un no forte alla guerra. Il Governo italiano, l’Unione Europea facciano qualcosa affinchè  per far in modo che il conflitto termini. La guerra la stanno pagando soprattutto le fasce deboli, i bambini e gli anziani che si ritrovano senza una casa. Vediamo tanti sfollati. E’ inaccettabile. Serve diplomazia”. Fernando Vecchione segretario generale della Cisl Irpinia Sannio: “Gridiamo no alla guerra, si alla pace. Portiamo massima solidarietà al popolo ucraino che si trova in Italia,in Campania e qui a Benevento”. E’ intervenuto Alfredo Di Rubbo della Uil di Telese Terme che ha detto: “La guerra porta solo disperazione. E’ sempre da condannare. Urgono risposte forti, serve la pace. La Russia va isolata, ha invaso un popolo. Speriamo che la diplomazia ponga fine a questo conflitto che sta portando solo disperazione”. Per Michele Martino referente di Libera occorre essere costruttori di pace : “Va alimentato e protetto. La guerra non è al strada da perseguire per risolvere le discordie. Diciamo oggi con forte determinazione che i valori come la pace la fratellanza la lotta alla diseguaglianza non è utopia ma l’unica strada perseguire. Bisogna immaginare nuovi modelli sociali e d economici”

È preoccupante anche l’escalation degli episodi di violenza nella Valle Caudina irpina. Ne è convinto Martino che sta preparando una forte iniziativa di contrasto a fronte dell’arroganza camorristica che si vuole affermare sul territorio con la violenza e i soprusi: “No a tutte le mafie alla corruzione no alla pizza della droga. No alla cultura dei conflitti”.