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Quando il Benevento si apprestava a disputare il suo primo campionato di serie B nella stagione 2016/17, Reginaldo Ferreira da Silva faceva il suo ritorno in Italia dopo l’esperienza in Brasile al Vasco de Gama e iniziava l’avventura alla Paganese. Una sola stagione vissuta con gli azzurrostellati, la prima nel campionato di serie C che ha poi affrontato con Trapani, Monza, Reggina, Catania e Picerno. Nel mezzo una breve parentesi in serie B alla Pro Vercelli. L’attaccante brasiliano, naturalizzato italiano, ha salutato quest’anno i professionisti e ha fatto ritorno in Campania, sposando la causa del Real Casalnuovo in serie D. Un’esperienza condivisa con un beniamino della piazza sannita, vale a dire Enrico Pezzi.
La società è nuova, da tre mesi e mezzo si sono strutturati puntando su noi calciatori più esperti, compreso Enrico che a 34 anni può considerarsi ‘grande’ per la categoria. In serie D c’è la necessità di dare più spazio ai giovani e la dirigenza ci ha scelti per alzare il livello di esperienza“, racconta Reginaldo, “stiamo facendo del nostro meglio, io, lo stesso Enrico o Sosa dobbiamo contribuire al percorso di crescita intrapreso“.
Tra i giovani da guidare c’è anche Andrea Cannavaro, un cognome pesante sulle spalle. Il figlio dell’ex tecnico del Benevento ha scelto proprio il Real Casalnuovo dopo essere maturato nel settore giovanile della Lazio. “Quando subentri la situazione è sempre difficile, non è mai facile risollevarsi. Hai due possibilità: fare benissimo o andare incontro al peggio. Credo, però, che Cannavaro abbia dato tutto alla guida del Benevento e fatto il massimo“, è il pensiero dell’attaccante brasiliano in merito alla passata stagione, “il figlio è con noi, tocca ai più esperti trasmettergli quel qualcosa in più perché parliamo di un ragazzo che gioca solo da quattro anni. Ha grandi margini di crescita e sono convinto che potrà migliorare“.
Il ritorno del Benevento in serie C, però, si lega inevitabilmente al nome di Cannavaro. Una stagione sciagurata che ha visto alternarsi quattro allenatori sulla panchina della Strega. Situazione che, in estate, ha costretto agli straordinari il direttore tecnico Marcello Carli, convinto di aprire un nuovo ciclo sotto la guida di Matteo Andreoletti.
Non è mai facile dopo una retrocessione, nonostante si possa pensare il contrario“, prosegue Reginaldo, “il girone C di serie C, poi, è quello più tosto, c’è un gioco più dinamico ed è agonisticamente più cattivo rispetto agli altri raggruppamenti, ogni squadra ha calciatori in grado di  fare male. Calarsi nella mentalità della C non è facile, bisogna assimilarla in fretta perché gli altri corrono parecchio e su determinati campi bisogna battagliare nel vero senso della parola. Bisogna farsi trovare pronti. Non so se il Benevento riuscirà a salire subito, se non dovesse farcela quest’anno credo che il progetto sia stato strutturato per muovere l’assalto alla B la prossima stagione“.
Ci proveranno i giallorossi e sul loro cammino ci sarà anche l’AZ Picerno, squadra in cui Reginaldo ha militato nelle ultime due annate. “Sono felice per il campionato che stanno disputando, la società ha gettato basi importanti nelle precedenti stagioni. Nei miei due anni ci siamo sempre qualificati ai play off, peccato essere usciti al primo turno in entrambe le circostanze. Quest’anno possono provare a fare qualcosa in più, in squadra ci sono giocatori importanti e si possono raccogliere i frutti di due, tre anni di lavoro“.
Un banco di prova sarà il “Ciro Vigorito“, dove la formazione allenata da Emilio Longo affronterà domenica il Benevento. Il tecnico salernitano è arrivato lo scorso anno al Picerno, trovando alle proprie dipendenze l’ex Fiorentina, Parma e Siena. “Parliamo di una squadra quadrata, che ha il vantaggio di lavorare da più tempo con lo stesso allenatore, confida Reginaldo, “non credo che il mister cambierà modulo o mentalità, andrà a Benevento con le sue idee, cercando di fare la partita e giocando a viso aperto. Bisognerà fare attenzione ad elementi come Murano, Albadoro o Ceccarelli, tutti bravi nelle ripartenze. Il Picerno è una squadra competitiva, non cambia le proprie caratteristiche in base all’avversario“.
Classe 1983, il giocatore originario di Jundiaí ha ancora voglia di campo nonostante le quaranta candeline spente nello scorso mese di luglio. “Penso solo a giocare e a divertirmi, in futuro vorrei provare a fare lo scout, mi piacerebbe scoprire talenti“, conclude Reginaldo, “poi nella vita può succedere di tutto, magari salta fuori una collaborazione come mi era stata già prospettata in passato. Di certo c’è il fatto che il calcio è il mondo“.