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La Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di Biagio Flavio Mataluni, presidente di Confindustria Giovani Benevento. Di seguito il testo: 

“Caserta è vitale per la Valle Caudina: lo dico in maniera chiarissima. Per formazione mentale e deformazione professionale sono abituato ad entrare subito nel merito delle questioni, anche per una certa idiosincrasia verso una tendenza, che ahimé si va diffondendo sempre di più, a mettere la forma prima della sostanza.
E probabilmente la situazione che viviamo oggi è figlia di troppi anni in cui la forma ha sostituito la sostanza: la nostra comunità, la nostra Valle Caudina, che per posizione geografica sarebbe baricentrica all’interno della Campania e non solo oggi è isolata. Molto semplicemente. E questo isolamento ha portato tutte le conseguenze nefaste cui oggi assistiamo: ci andiamo via via spopolando, gli universitari si stabiliscono altrove perché altrimenti costretti a viaggi insostenibili, le attività industriali di fronte a spese esorbitanti legate alle difficoltà nei trasporti vanno via, non si insediano qui o chiudono.
Francamente non mi interessa nulla fare un excursus di cosa abbia portato alla situazione attuale, delle colpe, delle responsabilità: è un esercizio vano e sterile.
La realtà è che oggi, come mille anni fa praticamente, l’Appia è l’unica strada che collega l’area casertana con Benevento: due capoluoghi collegati da una strada statale che attraversa i centri urbani dei paesi, che passa tra le case, tra le scuole. Un ragazzo che deve andare a scuola a Benevento deve partire due ore prima per un viaggio di una quindicina di chilometri, un lavoratore che in periodo natalizio termina il proprio turno alle 17 tornerà a casa anche alle 20: tre ore per 15 chilometri. Inutile che vi dica quali sono le ricadute per un’azienda di tutto ciò in termini di costi e di mancata competitività. Un’arteria che passa nei centri urbani percorsa da 18mila veicoli al giorno: il limite dovrebbe essere a 10mila.
Comprendo le perplessità dei cittadini: un’opera ha un impatto, il tragitto di una strada prevede delle modifiche…ma esistono compensazioni, ristori, che rendono una strada infinitamente più conveniente rispetto al non averla.
E non avere infrastrutture vuol dire non capire che il discorso infrastrutturale per la Valle Caudina non è importante: è vitale. Semplicemente vitale. Su questo le nostre comunità si giocano l’alternativa tra l’esistere e il non esistere. Sono abituato ad essere franco e le cose stanno esattamente così.
Montesarchio, Airola, Paolisi, Moiano, senza un’alternativa all’Appia che permetta condizioni e tempi di percorrenza accettabili e non da paese del terzo mondo, sono condannate.
Ed è inaccettabile, lo dico da dirigente della nostra Confindustria e da imprenditore che tra mille sacrifici non ha mai abbandonato la Valle Caudina, che questa esigenza vitale non trovi la sponda della nostra politica e della nostra deputazione: dovrebbe essere una battaglia di campo condotta pancia a terra e coltello tra i denti.
Ora fate una cosa semplice, chiudete gli occhi e immaginate tra trent’anni le nostre piazze vuote, i nostri parchi senza un bambino che gioca, i locali senza nessun ragazzo e paesi solo di anziani (se stanno bene, perché visti i chiari di luna che passa la nostra sanità non è detto): ecco questa non è un’immagine che ho inventato io, ce la suggerisce l’Istat…ed è esattamente quello che accadrà se al posto delle chiacchiere non mettiamo infrastrutture che rompono questo isolamento che viviamo.
Chi piuttosto che condurre questa battaglia, e mi riferisco a tutti, di ogni colore, dai parlamentari ai consiglieri regionali ai sindaci a noi imprenditori, per logiche di convenienza che guardano solo al presente andrà a parare su piccoli interessI di bottega si assumerà la responsabilità precisa di aver condannato queste comunità agli scenari che elencavo prima, passando alla storia come chi ha negato il futuro alla Valle Caudina”.