- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Era il 4 dicembre del 1998. Carmine Nardone veniva eletto presidente della Provincia di Benevento. Da quel giorno, il centrodestra non ha più messo piede nella stanza di maggior prestigio della Rocca dei Rettori. Venti anni dopo questo tabù potrebbe rompersi.

Ci spera Antonio Di Maria, sindaco di Santa Croce del Sannio, che si presenta ai nastri di partenza con i galloni di favorito. Merito della Legge Delrio e del sistema elettorale che chiama alle urne soltanto sindaci e consiglieri e attribuisce un peso maggiore al voto dei Comuni più popolosi.

Su tutti, evidentemente, spicca la città capoluogo. È Vincenzo Russi, dalla sala conferenze dell’Hotel President, a ricordare a presenti e opinione pubblica – qualora ce ne fosse bisogno – che è Clemente Mastella il grande “sponsor” di Di Maria.

Una indicazione raccolta senza troppe obiezioni dalle altre forze del centrodestra. Al President, prima ad ascoltare in platea e poi al microfono per un breve saluto, sono presenti Vittorio Fucci per Progetto Sannio, Federico Paolucci per Fratelli d’Italia, Domenico Mauro per Forza Italia.

Ma nella lunga lista di ringraziamenti stilata da Di Maria c’è posto anche per Luigi Barone di Alternativa Popolare, “non è con noi perché bloccato a letto da una influenza” e Luca Ricciardi, “l’auspicio è che la Lega condividere questo percorso”.

Quindi, il primo discorso pubblico da candidato alla Presidenza di Di Maria.

Sono qui per spiegare le ragioni e il senso della mia candidatura. Avrei preferito una elezione vera, perché è giusto che siano i cittadini a conferire la responsabilità pubblica agli amministratori. Ma la legge è questa e noi dobbiamo fare del nostro meglio perché i sanniti si sentano rappresentati dal governo della Rocca”.

Quanto ai problemi da affrontare, anche qui la lista è lunga (e nota). “La rete stradale provinciale è ridotta a un colabrodo, le infrastrutture materiali mancano, quelle immateriali sono – in alcune zone – da terzo mondo, la sanità la stanno smantellando, l’isolamento con gli altri capoluoghi della Regione è persino aumentato negli ultimi anni, l’ambiente è sotto attacco dell’eolico selvaggio”.

Una situazione grave, – incalza Di Maria – e persino peggiorata per via di una gestione politica “senza idee e priva di una costruzione strategica”.

Serve una svolta” – prosegue il candidato del centrodestra. “Qualità” la parola d’ordine. “Lo sviluppo del nostro territorio passa dalla valorizzazione di ciò che già abbiamo. Le ricchezze ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali di cui disponiamo rappresentano un tesoro. Se questo dobbiamo investire. Non dobbiamo inventarci nulla”.

Infine, l’assicurazione: “Scrivono di me che sarei il candidato del Titerno e del Tammaro. Non è così. Non ragiono e non ragionerò per aree geografiche. Il Sannio può vincere le sfide che lo attendono soltanto se si muove come corpo unico”.

Aspetto, questo, ripreso anche dal sindaco di Benevento. A Mastella sono affidate le conclusioni della manifestazione. Parla dopo i sindaci Fernando Errico e Giorgio Carlo Nista e dopo Sandra Lonardo – “Questa legge elettorale è vergognosa. Ho presentato assieme ad altri colleghi una proposta per ritornare al voto dei cittadini, speriamo possa essere discussa a breve” – annuncia la senatrice di Forza Italia.

C’è sempre stata una forma di dissociazione anche culturale tra la città di Benevento e la sua provincia” – spiega Mastella. “E’ giunto il momento di cambiare approccio e la presenza a palazzo Mosti di un sindaco della provincia e non della città può essere un elemento utile”.

Anche in ottica futura. Anche in relazione alle aspirazioni politiche che Mastella coltiva non certo in segreto.

Cosa farò lo deciderò dopo le elezioni europee. Ma certo ho intenzione di intestarmi una battaglia politica a nome delle aree interne della Regione. Le nostre istanze sono poco considerate, le nostre ragioni sono disconosciute. Se continuerà ad essere così, sarà ovvio pensare a soluzioni alternative e immaginare una sinergia con territori diversi da quelli campani”.

Intanto, però, c’è una campagna elettorale da vincere. E non può certo mancare l’affondo contro gli avversari. “Non avevo mai assistito a un suicidio politico tanto clamoroso quanto quello del Partito Democratico. Partito dalla lingua biforcuta. Sulla sanità prima si vantavano del piano regionale e poi sono passati all’attacco. Sull’alluvione invece sono scomparsi. Dopo averci annunciato l’imminente arrivo di centinaia e centinaia di milioni di euro, mai visti, non parlano più“.