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Benevento – Maledizione sì, ma fino a un certo punto. Andrés Tello ha atteso i minuti di recupero per prendersi la sua rivincita, innescare il turbo e bruciare la difesa della Cremonese dopo una gara piena di circostanze sfortunate. Quando ha chiuso il triangolo con Improta, consentendo al compagno di bucare Ravaglia, ha di fatto anticipato il triplice fischio di Abbattista dando il via ai festeggiamenti giallorossi. 

Il colombiano nel corso dei novanta minuti aveva ingaggiato un vero e proprio duello con il portiere dei lombardi, chiamato al grande intervento ben tre volte tra primo e secondo tempo. In una occasione era riuscito persino a gonfiare la rete, ma senza trovare la gioia dell’esultanza a causa di una posizione di partenza nettamente irregolare. 

E’mancata solo la gioia personale nel ritorno in campo dopo la squalifica scontata contro il Pescara, il cui day after – qualcuno lo ricorderà – fu affrontato da Anteprima24 proprio pensando a come sarebbero andate le cose con il colombiano in campo. Quell’equilibrio che era mancato all’Adriatico si è rivisto ieri al Vigorito, complice un assetto tattico non mutato nella trascrizione numerica ma reso più solido dalle caratteristiche dei singoli. 

L’innesto di Tello e Kragl dal primo minuto in luogo di due esterni puri come Insigne e Improta ha facilitato sia la fase di transizione che quella di ripiegamento, rivelandosi alla lunga una scelta vincente, in particolar modo quando Inzaghi ha deciso di inserire Schiattarella al posto di Hetemaj, dotando il centrocampo di maggior fosforo con una scelta coraggiosa. E’ stato in quel momento che l’apporto del sudamericano si è rivelato ancor più fondamentale nel lavoro occulto volto ad evitare eventuali e sanguinose ripartenze ospiti. 

Domenica al Ciro Vigorito arriverà l’Empoli, la squadra che gli ha regalato il debutto in serie A nella stagione 2016/17, quando collezionò 18 presenze arrivando in prestito dalla Juventus. La nuova sfida è iniziata a inizio agosto, nel momento in cui Inzaghi gli ha cucito addosso il ruolo di esterno nel 4-4-2 (prevalentemente a sinistra, ma ieri ha chiuso a destra), fidandosi della sua progressione e liberandolo dalle eccessive responsabilità nella gestione della palla in una zona del campo particolarmente calda.

Furono proprio quelle responsabilità, lo scorso anno, a condizionare un rendimento contraddistinto da incertezze fin troppo frequenti in fase di prima impostazione, mansione che per indole ha faticato a metabolizzare. Ora tocca meno la palla (in media 30 volte a partita contro i 55 tocchi di Viola e i 51 di Hetemaj), ma la gestisce meglio. La strada intrapresa è più che confortante.