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Benevento – Per chi ogni giorno lavora in un reparto dove il confine tra la vita e la morte è sottile e si misura in minuti, spesso in secondi, sentirsi dire che hai salvato più vite rispetto alla media è un traguardo che ripaga i giorni più complicati.

Il reparto di Rianimazione dell’Ospedale “San Pio” di Benevento tratta casi complicati: chi arriva in rianimazione è in condizioni critiche e l’organizzazione del lavoro all’interno è fondamentale, così come la capacità di adattamento. 

Tra i tanti casi, uno ha destato particolare stupore anche tra gli stessi protagonisti. Risale al 24 luglio scorso ed è accaduto a Cautano.

Alle 10:15 Antonio ha un grave incidente con il trattore: mentre sta lavorando, si ribalta e rimane incastrato sotto al mezzo. L’uomo riesce a chiamare da solo i soccorsi, e dopo pochissimi minuti arriva l’ambulanza da Vitulano. Quando viene soccorso dal 118, Antonio è esanime e le sue condizioni sono disperate. I medici vedendo la situazione precipitare, decidono di far arrivare l’ambulanza della Rianimazione. Viene ricoverato d’urgenza presso l’Azienda Ospedaliera “San Pio” di Benevento.

Ai familiari i medici dicono subito che le speranza per Antonio sono flebili. Il quadro clinico è drammatico. Viene immediatamente operato: drenaggio al polmone. Subito dopo verrà spostato presso U.O.C. Anestesia e Rianimazione, diretta dal dottore Elvio De Blasio. La situazione è molto difficile, le possibilità di sopravvivere non superano il 50%. Ha tanti traumi: fratture alle costole, alle vertebre, clavicola rotta, bacino polifrantumato.

Antonio trascorre circa 50 giorni in Rianimazione e la famiglia dell’uomo nota sempre un quotidiano impegno di tutto il personale del reparto. Medici, infermieri, fisioterapisti e ausiliari, nonostante oggettive difficoltà, non si sono risparmiati ed hanno continuato ad offrire un’assistenza che rispetta sia gli standard assistenziali, sia la dignità dei pazienti e dei loro familiari.

“Adesso mio fratello è a Telese Terme alla Maugeri per la riabilitazione. Questo solo grazie alla “U.O.C. Anestesia e Rianimazione”. Così il fratello Rosario parla del reparto del “Rummo”: “Desidero segnalare la professionalità e l’umanità del prof. De Blasio e di tutto il suo staff, in particolare del dott. Pasquale Mazzacane. Quest’ultimo, direttore della rianimazione di Benevento, quando mi salutò mi disse: “I miracoli esistono, ma esistiamo anche noi”. Sono certo che se mio fratello oggi è ancora vivo è solo grazie ai medici del reparto, che lo hanno seguito fino a quando non è stato in grado di essere dimesso dalla rianimazione. Ma soprattutto grazie per il supporto umano fornito a noi parenti nei momenti peggiori”. Il più grande nosocomio sannita in questi ultimi anni ha affrontato tanti problemi di ogni genere. Polemiche tra medici, politici, primari che sono andati via per scenari diversi, ma questa storia ci racconta ben altro. Ci racconta di una Benevento che brilla ancora di luce diretta. 

Già lo scorso giugno uno studio prospettico multicentrico internazionale del Prosafe“Promoting Patient Safety and Quality Improvement in Critical Care” del GIVITI“Gruppo Italiano di Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva”, coordinato dall’Istituto Mario Negri di Milano, collocò la divisione ospedaliera del San Pio tra le strutture d’eccellenza nel settore. Un riconoscimento significativo, in quanto maturato in una situazione di carenza di anestesisti che interessa non solo la Campania, ma l’intero territorio italiano. Questi risultati testimoniano e confermano l’elevato spessore scientifico degli operatori del nosocomio sannita che costituisce la migliore garanzia di un’assistenza clinica e specialistica dell’utenza. 

Di seguito, pubblichiamo il commento alla notizia inviatoci da Elvio De Blasio, Direttore UOC Anestesia e Rianimazione, A.O. San Pio – Benevento

“Gentile Direttore, spero voglia accogliere il mio personale ringraziamento ai familiari del sig Antonio, ricoverato presso la nostra rianimazione nel luglio scorso, per le loro belle parole e permettermi di fare alcune personali considerazioni.

Certamente per il personale tutto, che ho l’onore di dirigere, complimenti e ringraziamenti sono fonte di orgoglio e sprone a fare sempre meglio.

Tuttavia da laico penso che il vero miracolo sia quello che non si vede ma che si pratica tutti i giorni, con impegno e umiltà per il bene dei pazienti, tra tanti successi e purtroppo anche alcuni fallimenti.

Anche se il pubblico riconoscimento di quanto fatto è estremamente gratificante, esiste il rischio concreto di far passare in secondo piano la vera essenza della nostra professione: provare a garantire l’assistenza dovuta ai nostri malati. In altre parole ogni singolo successo, anche il più eclatante, non deve ridurre l’attenzione su quanto potrebbe essere fatto meglio; in tal senso il progetto PROSAFE, citato nell’articolo, non serve a stabilire classifiche e distribuire riconoscimenti, ma è un potente strumento di miglioramento della qualità messo a disposizione dei clinici, purtroppo ancora poco utilizzato nella nostra regione.

In conclusione nella gestione dei malati in rianimazione solo un costante quotidiano impegno e un approccio critico e non trionfalistico al nostro operato può permettere di colmare il gap che ancora esiste tra le regioni del Nord e il nostro Sud.

La ringrazio per lo spazio e il tempo che ha voluto dedicarmi”.