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Benevento – Tre storie diverse, tre storie che si intrecciano in un groviglio di fili gialli e rossi. Si potrebbe ipotizzare di scrivere la sceneggiatura di un film e il pensiero andrebbe a “Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone. In questo caso, però, bisognerebbe rivedere qualcosa perché la trama non sarebbe adatta a un western, anche se i tifosi del Benevento sperano di poter veder sparare colpi decisivi e mortali ai protagonisti. Sono tre, come detto, e rispondono ai nomi di Federico Barba, Iago Falque e Gianluca Caprari. Sono gli ex che domenica sera si ritroveranno faccia a faccia con la Roma, con il loro passato. Esperienze diverse vissute nella Capitale e che hanno lasciato stati d’animo differenti nei tre “pistoleri” di Filippo Inzaghi.

Il “freddo” – Quando ti formi nella “Totti Soccer School” il tuo destino sembra condurre in un’unica direzione. Soprattutto quando sei “romano de Roma“. Un film apparentemente già scritto ma dal finale inaspettato. Perché Federico Barba la maglia giallorossa l’ha vestita solo nel settore giovanile, senza mai riuscire a debuttare in prima squadra. L’addio si è consumato nella stagione 2012/13, dopo il trasferimento in prestito con diritto di riscatto al Grosseto. Nonostante la possibilità di esercitare il controriscatto, la Roma decise di recidere il cordone ombelicale con il difensore che nel corso degli anni ha mostrato un certo distacco rispetto al suo passato romanista. “Sicuramente non ero pronto all’epoca, servono grandi qualità per giocare nelle grandi squadre“, sono state alcune dichiarazioni rilasciate nel tempo da Barba, “ci tengo a precisare che non tifo per nessuna squadra“.

Il “deluso” – Ventisette presenze e tre reti non sono invece bastate a Iago Falque per convincere la Roma a puntare ancora sulle sue qualità. Il galiziano ha giocato un solo anno nella Capitale, stagione 2015/16, vedendo passare un treno atteso per anni. “Roma la considero un’occasione persa per stabilirmi in una società che gioca la Champions League“, disse raccontando l’esperienza in giallorosso, “ero partito bene, poi un grave infortunio ha interrotto il mio percorso e alla fine c’è stata la mia cessione“. Con l’arrivo di Luciano Spalletti in panchina, le cose iniziarono infatti a girare diversamente per lo spagnolo che, al termine della stagione, fu spedito al Torino insieme a Ljajić.

L’ “abbandonato” – Un altro figlio di Roma, apparentemente destinato a raccogliere oneri e onori in una piazza come quella capitolina. Gianluca Caprari entra a Trigoria quando di anni ne ha appena 10 e, dopo la trafila nel settore giovanile, riceve in dono per la maggiore età il regalo tanto atteso. Nella stagione 2011/12 debutta in prima squadra con Luis Enrique, collezionando quattro apparizioni nella squadra di cui è capitano Francesco Totti, l’uomo che oggi ne cura gli interessi. A gennaio viene spedito a Pescaraa farsi le ossa“. Almeno così sembra e invece il trasferimento si rivela l’anticamera dell’addio. Torna alla Roma e ha il tempo di giocare un’ultima partita contro il Sassuolo per poi salutare tutti facendo rientro al club abruzzese. “Sono arrivato alla Roma all’età di 10 anni e lì ho fatto tutta la trafila con le giovanili“, le parole pronunciate da Caprari una volta aperto il cassetto dei ricordi, “fin quando il club non ha preso le sue decisioni e le nostre strade si sono divise. Sedotto e abbandonato? Abbandonato sì. Ma è storia passata“. Questo, infatti, è un altro “film“.