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Benevento – Nemmeno il Duomo ha potuto accogliere quanti volevano salutare per l’ultimo viaggio Flavio Ventura, chiuso in una bara bianca.

Ai funerali dello sfortunato ragazzo, deceduto in un incidente stradale la notte tra sabato 15 e domenica 16 gennaio sul viadotto Le Streghe, la partecipazione della gente di Benevento è stata straordinaria per numero e per intensità, tanto che i più anziani hanno ritrovato nella memoria i ricordi mai sbiaditi di altri tragici appuntamenti che hanno coinvolto la città nel dolore.
Sul sagrato del Duomo si erano raccolti a decine e decine attorno ad un grande striscione che diceva: “Vola alto, Fla” e molti ragazzi indossavano una t-shirt con l’immagine di Flavio con la scritta che lo invitava a far sorridere gli angeli.
Gli automobilisti in transito per la centralissima area, molti dei quali erano evidentemente ignari della cerimonia funebre, hanno osservato stupefatti la scena inusuale di quella enorme massa di persone, ma dai loro volti si è subito notata l’immedesimazione, l’associazione alla sofferenza degli astanti e l’espressione di una solidarietà per una tragedia di cui non conoscevano i contorni.
In attesa di quella bara bianca c’erano gli amici, i compagni di classe dell‘Istituto Industriale “Bosco Lucarelli”, ma anche tanti altri studenti degli Istituti Superiori, alcuni dei quali magari lo conoscevano appena, eppure anche loro egualmente partecipi di una commozione che ha preso alla gola tanti cittadini di Benevento.
Quando il feretro è giunto in piazza Duomo è sceso un silenzio glaciale: la bara, ricoperta di fiori, era avvolta nella maglietta del Benevento Calcio e degli Scout.  
Agenti della Polizia di Stato in alta uniforme si sono posti ai lati del feretro all’interno della navata in omaggio al papà poliziotto, in servizio presso la Questura al viale De Caro. 
La Messa funebre è stata officiata dall’Arcivescovo Mons. Felice Accrocca particolarmente commosso. La sua omelia, infatti, ha toccato il cuore di tanti, perché l’uomo, Felice Accrocca, pastore della Cattedrale beneventana, ha mostrato la sua sofferenza al cospetto ad una tale tragedia.
Sento tutta la difficoltà a parlare. Non ci sono proprio le parole per una circostanza come questa. Certe volte le parole possono dar fastidio. Ma io sono convinto che l’esistenza di Flavio non è finita sul viadotto. Mi rifiuto di credere questo. La sua esistenza non è comunque finita lì. Resta il dolore, resta il pianto per una tragedia che ci sovrasta. Ho già vissuto tante situazioni come questa nelle quali il dolore va oltre la comprensione umana. Ero piccolino, avevo 5 anni quando il mio compagno morì per una leucemia. Ancora oggi ricordo quei momenti. La fede però dà la forza e la speranza per guardare avanti. Dio può dare a tutti noi e a tutti voi la forza. E’ un momento difficile per gli amici più stretti. Andiamo oltre questo momento. La vita di Flavio ci insegna che tutti possiamo fare qualcosa di bello. Egli ha insegnato ai genitori, agli amici che la vita è un capitale prezioso. Ci ha detto che tutti possiamo fare qualcosa di grande, far qualcosa per gli altri. La nostra vita è un dono per gli altri. Possa il nostro Flavio continuare a correre, a gioire e a farlo senza fine, per sempre”.
Sia gli amici del Gruppo Benevento 3, era anche uno scout, che un suo compagno dell’Iti Lucarelli, hanno voluto tributargli un doveroso omaggio prima della fine della celebrazione.   
Quando la funzione religiosa è finita e il feretro bianco ha varcato nuovamente e per l’ultima volta la soglia del Duomo per avviarsi verso l’ultima dimora, è partito uno straordinario applauso di tutti i presenti ed il rombo di tanti motorini, la grande passione di Flavio, che lo hanno accompagnato con i cori della Curva Sud. Ciao Flavio.