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San Giorgio del Sannio (Benevento) – La consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio, Francesca Maio, è intervenuta sulla vicenda relativa alla raccolta differenziata contestando la veridicità delle tesi esposte dall’amministrazione comunale. Di seguito il testo integrale. 

Da tempi non sospetti denunciamo la pessima gestione dei rifiuti effettuata dal Comune di San Giorgio del Sannio. Fin dalla pubblicazione del bando di gara abbiamo tentato di far comprendere alla Amministrazione comunale che non basta procedere a un nuovo appalto per garantire un servizio davvero efficiente, efficace ed economico. Occorre ripensare alla radice il modello di gestione, che non deve più intendere il rifiuto come scarto di cui liberarsi a caro prezzo bensì come materia prima seconda (vetro, plastica, carta, alluminio, materia organica, etc.) che rappresenta una risorsa valorizzabile.

Ma il sindaco Pepe e la sua tetragona compagine non hanno voluto sentire ragioni, andando dritti per la loro strada. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tassa rifiuti notevolmente aumentata, strade più sporche di prima, servizi effettuati nelle ore diurne con evidenti disagi per la comunità, e persino la beffa per i cittadini sangiorgesi di sentirsi dare degli incivili in quanto avrebbero disimparato la differenziata.

Un’accusa quest’ultima molto grave, lanciata persino dal sindaco in persona non soltanto attraverso comunicati e manifesti ma addirittura tramite una apposita ordinanza nella quale si legge testualmente: “Negli ultimi periodi la quantità depositata dai cittadini residenti della frazione secca dei rifiuti non riciclabili è aumentata a dismisura, addirittura raddoppiando la quantità giornaliera, come si evince dai formulari e dalle relative pesate”. Di qui l’annuncio di sanzioni a carico dei cittadini inquinatori che con la loro diffusa inciviltà causerebbero l’aggravio dei costi del servizio.

Ma le affermazioni del sindaco sono clamorosamente smentite dai documenti agli atti dello stesso Comune! Non sappiamo quali dati abbia visionato Pepe prima di lanciare anatemi contro i presunti incivili. Noi abbiano consultato quelli ufficiali in possesso del competente ufficio del Comune, ovvero le fatture rilasciate dalla società Samte della Provincia che gestisce l’impianto Stir di Casalduni presso il quale viene conferita la parte indifferenziata dei rifiuti, ovvero quella che secondo il sindaco sarebbe cresciuta a dismisura. I dati dicono che l’andamento dei conferimenti è ben diverso. Nell’arco degli ultimi tre mesi si registra piuttosto una sensibile diminuzione, e l’andamento dall’inizio dell’anno è complessivamente stabile pur con qualche oscillazione mensile. Per essere ancora più precisi: a gennaio abbiamo consegnato a Casalduni 114,3 tonnellate di rifiuti indifferenziati, a febbraio 87,2, a marzo 110,8, in aprile 92,4, a maggio 98,8, per finire con giugno (124,7 tonnellate), luglio (97,4) e agosto 103,3.

Dov’è dunque questo “aumento a dismisura”? Come può un primo cittadino rivolgere accuse così infamanti ai propri concittadini senza basarsi su elementi fondati? E ciò dipende da una cattiva informazione resa al sindaco da qualche funzionario, o c’è dietro dell’altro? Domande alle quali vorremmo rispondesse quanto prima l’amministrazione comunale, per la chiarezza che si deve non al Movimento Cinque Stelle ma ai cittadini. Dall’alto del suo lungo cammino istituzionale il sindaco abbia il coraggio di ammettere gli errori commessi dalla propria compagine di governo e da lui in prima persona, ritirando la ordinanza numero 78 dello scorso 25 settembre nella quale ha citato circostanze non veritiere.

Inoltre, l’amministrazione in carica farebbe bene a rispondere pubblicamente a un’altra domanda sul tema: sulla base di quale contratto sta operando la ditta esecutrice del servizio? La risposta è clamorosa ma va data: al momento non c’è alcun contratto e si sta navigando a vista, in attesa che il Tar si pronunci sul ricorso presentato dalla ditta seconda classificata. E’ o non è come diciamo?

Se l’amministrazione è in grado di smentirci, lo faccia. Davanti a documenti probanti e procedure inattaccabili siamo pronti ad ammettere i nostri errori. Ma se invece non si hanno elementi concreti per dimostrare la validità dell’operato, Pepe e i suoi collaboratori ammettano i propri errori, abbandonino l’atteggiamento cattedratico e paternalistico nei confronti dei cittadini e comincino finalmente ad aprirsi alla partecipazione e al coinvolgimento della comunità”.