- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Una stagione a Benevento e tre a Cosenza, dove ha conquistato una coppa Italia Lega Pro, ha contribuito a una promozione in serie B ma ha soprattutto trovato l’amore. Giuseppe Statella è uno dei doppi ex della sfida che domenica segnerà il ritorno in campo della Strega all’ombra della Sila. Quell’anno vissuto nel Sannio, il suo primo tra i professionisti, per poco non culminò con il ‘colpo grosso’ della promozione in serie B. Stagione 2008/2009, aveva vent’anni e una voglia matta di stupire: 24 presenze, tre gol e il suggello di una firma pesantissima nella semifinale play off contro il Foggia. Versò lacrime amare, come tanti sanniti, dopo il ko con il Crotone: “Una delusione assurda, la città non la meritava”, dice. Poi salpò sulla nave della B per trasferirsi alla Salernitana e al Torino, sempre in prestito dal Bari. “E pensare che a Benevento ho rischiato di tornarci quasi dieci anni dopo, ma fu proprio il Cosenza a non lasciarmi partire”.
Come andarono le cose?
“Nel mercato invernale della stagione 2016/17, in panchina c’era Baroni. Avevo dato la mia piena disponibilità, sarei stato felice di tornare e cogliere una grande opportunità ma la trattativa si arenò. Avevo ancora un altro anno di contratto e il presidente Guarascio pose il veto”.
Il Benevento poi avrebbe vinto i play off a giugno battendo il Carpi in finale.
“Esatto, fu un vero peccato. Avrei potuto far parte anche io di quella rosa, ma a Cosenza sono stato benissimo. Ho conosciuto mia moglie Olga, è la città in cui è nata mia figlia. Lì in un certo senso mi sono stabilito. Fa un po’ storia a sé”.
Quest’anno però è alla Gelbison, l’esperienza come procede?
“Sul piano personale non benissimo. Dopo un avvio positivo ho subìto uno stiramento e sono ancora in fase di ripresa. L’ambiente è sano, c’è tanto entusiasmo ma dobbiamo conquistare il prima possibile la salvezza. Non sarà facile”.
Quanto è cambiata la C da quella sua prima stagione a Benevento?
“Tanto e in peggio. Il livello si è abbassato e i bonus legati al minutaggio degli under sono penalizzanti. Al Benevento c’erano giocatori del calibro di Evacuo, Ignoffo, Clemente, e chi più ne ha più ne metta. Anche le avversarie avevano atleti di grandissimo spessore, era tutto un altro campionato”.
La B invece è il solito ‘terno al Lotto’.
“Quest’anno più che mai. Non mi aspettavo un Benevento così in basso, devo essere sincero. Lo vedevo tra il primo e il sesto posto. La concorrenza è folta ma da qui a vederlo laggiù ce ne passa”.
Come se ne viene fuori?
“Con il coraggio dei leader e con l’esperienza. Dovendo fare due nomi dico Gaetano Letizia e Oreste Vigorito. Il capitano, anche se ora è infortunato, saprà come spronare i compagni perché sa cosa rappresenta la maglia del Benevento. Il presidente invece ne ha superate e viste tante, rialzerà questa squadra anche sfruttando il mercato e affidandosi al direttore Foggia, che ha grandi capacità”.
Cosa ricorda di lui e di suo fratello Ciro?
“L’eleganza e lo stile che li accomunava e contraddistingueva. Dettagli legati al loro essere uomini, sfumature che non si dimenticano facilmente”.
Di Cannavaro invece cosa può dirci?
“Sappiamo tutti cosa ha costruito da giocatore, l’allenatore va studiato e analizzato. In Cina ha accumulato certamente esperienza, ma lontano dai radar. C’è curiosità, abbiamo visto ancora poco per farci un’idea. E i problemi non gli sono stati d’aiuto”.
Domenica nella ‘sua’ Cosenza ci saranno in palio punti pesanti.
“Una partita da tripla per tante ragioni. Innanzitutto perché arriva dopo la sosta e poi perché il Cosenza ha un bisogno estremo di fare punti.  Per i rossoblù è una sorta di ultima chiamata, riterranno fondamentale sfruttare il fattore campo.”.