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Benevento – E’ bastato puntare il dito sulla questione legata alle strade sannite per alzare un polverone di considerazioni e commenti. Tutti giusti, tutti sensati, tutti con una propria logica. E allora bisogna proseguire perchè il tasto è dolente, in ballo ci sono vite umane ogni volta che ci si siede e si stringe uno sterzo con le mani. Le strade statali, le cinque più grandi che ci sono nel Sannio e che collegano questa porzione di Campania col resto dell’Italia, sono tutte state catalogate. Tra vie buie, poco curate, piene di buche oppure senza i dovuti mezzi che dovrebbero costringere l’automobilista a guidare con prudenza. Dove ci sono gli autovelox, ci sono strade in condizioni pietose, dove i deterrenti non ci sono, si trovano lunghi rettilinei che invogliano a premere il piede sull’acceleratore. Ma per tante strade statali, ce ne sono ancora di più di competenza provinciale. Le famigerate “Sp”, spesso piccole, ancor più buie e a una sola corsia. Ce ne sono tantissime, in fondo è comprensibile, si tratta di via che mettono in comunicazione i diversi paesi della provincia. Se ne potrebbero nominare tante. Ne prendiamo in considerazione una, che vale per tutte: la Sp 122, quella che collega Durazzano a Sant’Agata de Goti. Una strada maledetta, stretta, continuamente sottoposta a rattoppi, una via lungo la quale bisogna fare attenzione se si incrocia un mezzo pesante, che diventa uno scivolo quando piove. Di incidenti lungo quella via ce ne sono stati eccome, ma alla mente torna quello del 21 febbraio del 2011 quando perse la vita un bimbo di tre anni per un violento scontro tra un’auto e un camion. Vie che andrebbero controllate, sulle quale andrebbe evitato il passaggio di mezzi che, da soli, occupano l’intera carreggiata.

Il discorso è ampio, le soluzioni sono sotto gli occhi di tutti, andrebbero solo applicate, ma c’è qualcosa che difficilmente si può controllare, ed è la mente umana. In tema di incidenti, il legame tra le strade poco curate e l’incuria degli automobilisti è molto sottile. “Homo fare fortunae suae”, oppure “chi è causa del suo male, pianga se stesso”, sono massime che spiegano dove vanno a cadere le responsabilità in situazioni del genere. E’ l’uomo che porta la macchina, è l’uomo che decide di guidare in maniera attenta o di spingere senza una logica in nome di una fretta che condiziona tutti. Avere strade sicure è una soluzione importante, metterci la testa quando si imbraccia un volante è il deterrente giusto quando ci si ricorda che, una volta messi in macchina, è l’uomo ad avere in mano il destino degli altri e soprattutto il suo. Quindi, prudenza e strade sicure: due soluzioni per cercare di limitare un fenomeno che sta regalando troppe lacrime. E siamo solo all’alba di questo nuovo anno.