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Matteo Renzi ha oltrepassato il Rubicone. Fuori dal Pd, partito che ha guidato per cinque anni, dalle primarie vinte contro Cuperlo e Civati nel dicembre del 2013 alla sconfitta elettorale del marzo 2018.

Era nell’aria. Da tempo. Eppure in tanti, anche tra quei dirigenti ‘democrat’ a lui vicini, si dicono oggi sorpresi dall’annuncio. Sarà per questo che l’universo ‘piddino’ campano, almeno a caldo, ha accolto con scetticismo (leggi qui) la scissione operata dal senatore di Scandicci.

E anche nel Sannio non si registrano particolari sussulti. Nulla di sorprendente per una federazione guidata da un gruppo dirigente che vede – almeno in gran parte – in Zingaretti, Martina e Franceschini i propri riferimenti nazionali. Che poi è storia: il Sannio “renziano” non lo è stato mai, se non quando il vento soffiava troppo forte per opporre resistenza.

Il cerchio, allora, si restringe su coloro che nel tempo hanno costruito una interlocuzione forte con Ettore Rosato, il braccio operativo dell’ex premier. Nomi come quelli di Antonio Iesce e Fabio Solano, due pilastri della macchina organizzativa Pd. Anche su questa sponda, però, ad ascoltare i rumor provenienti da corso Garibaldi, la parola d’ordine è “prudenza”.

Segnali di interesse, piuttosto, giungono da palazzo Mosti e dagli ambienti mastelliani. Ad alcuni dei sindaci presenti questa mattina in via Annunziata per l’assemblea sulla sanità, interrogato sulla vicenda, l’ex Guardasigilli avrebbe espresso parole d’apprezzamento per la mossa di Renzi. Di adesioni, al momento, neanche a parlarne. “A oggi la questione non è all’ordine del giorno. Siamo nel centrodestra” – chiariscono a microfoni spenti fonti vicine al primo cittadino. E non potrebbe essere diversamente. Mastella aspetta ancora riscontro alla richiesta di affidare alle primarie la scelta del candidato presidente alle regionali della prossima primavera. Una risposta negativa, evidentemente, aprirebbe nuovi scenari e l’appartenenza al centrodestra tornerebbe in discussione. In questo contesto, il percorso messo in campo da Matteo Renzi appare l’exit strategy ideale.

L’ex segretario del Partito Democratico guarda infatti al centro, alla costruzione di un soggetto politico moderato. Musica per le orecchie di Clemente Mastella e di buona parte del suo cerchio magico. “Renzi si muove nella direzione giusta: esiste uno spazio enorme tra gli estremismi di Salvini e la Meloni e l’abbraccio a sinistra tra il Pd zingarettiano e il M5S” – commenta un altro fedelissimo del sindaco.

E anche le prime voci che arrivano da Roma, come la possibile adesione al gruppo renziano di alcuni centristi come Gabriele Toccafondi e Beatrice Lorenzin, per non parlare di Pierferdinando Casini, vengono lette come “un segnale più che positivo”.