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Un presidio permanente per “sopravvivere”. Per dare ancora un senso alla parola futuro.

Sindaci, associazioni ambientaliste, comitati civici, anziani, famiglie, ragazzi. A contrada Pianelle, nell’area Pid del Comune di Sassinoro, sono in tanti a ritrovarsi per dire no al nuovo impianto di compostaggio.

Un insediamento privato, promosso da una ditta napoletana, autorizzato dalla Regione Campania, chiamato a lavorare 22mila tonnellate annue di rifiuti umidi da raccolta differenziata.

Provenienti da dove? Non dal Sannio, almeno sulla carta. Per soddisfare le esigenze dei comuni beneventani, infatti, la Provincia ha già sottoscritto – sempre con la Regione – un accordo di programma per un ulteriore centro di compostaggio, deputato a fare le stesse identiche cose e con una capacità maggiore (30mila tonnellate) ma a Casalduni, soltanto dodici chilometri più in là.

Uno dei tanti paradossi di una storia che ricorda le tante storie di impoverimento del territorio già raccontante, buon ultima (si fa per dire) l’invasione eolica del Matese.

E ancora una volta, suo malgrado, protagonista è la zona del Tammaro. “Il posto migliore per fare le cose peggiori” – sintetizza in conferenza stampa il sindaco di Casalduni, Pasquale Iacovella. Uno a cui non mancano di certo gli elementi per dubitare dell’operato di palazzo Santa Lucia: “Allo Stir spettiamo ancora i teloni per coprire le ecoballe. Sono andati distrutti con l’alluvione del 2015”.

Alluvione? Si, alluvione. E’ Antonio Di Maria, sindaco di Santa Croce del Sannio e presidente della Comunità Montana Titerno e Alto Tammaro, a denunciare il secondo paradosso: “A pochi metri da qui troviamo il fiume Tammaro, il maggiore affluente – se non l’unico – della diga di Campolattaro, individuata come possibile soluzione per le emergenze idriche. Da un lato si parla di potabilizzazione, dall’altro si programma l’inquinamento”.

Ma l’elenco delle incongruenze è ancora lungo. L’impianto occupa infatti un’area compresa nel Parco Nazionale del Matese e diverse sono le iniziative turistiche – l’ultima riguarda la riattivazione della tratta Morcone – Bosco Redole della ferrovia storica che coinvolge Benevento, Pietrelcina e il Molise – che insistono sul territorio.

Insomma, di tutto si può parlare fuorché di sindrome Nimby. E’ lo stesso sindaco di Sassinoro, Pasqualino Cusano, a ricordare che in un primo momento erano stati proprio le amministrazioni dei comuni del comprensorio a immaginare l’installazione di uno Sto a servizio delle comunità: “Un impianto per la lavorazione di 9 tonnellate al giorno di rifiuti, non impattante e capace di garantirci l’autosufficienza. Ma quella proposta è stata lasciata cadere e oggi ci ritroviamo un insediamento di ben altre dimensioni e su iniziativa privata. Non vorremmo tra dieci anni sentire un nuovo Schiavone dire che nell’Alto Tammaro si sotterravano rifiuti non dico tossici ma lavorati in altro modo e spacciati per compost”.

Quest’area Pip – rilancia Nicola Zacchino, presidente del Comitato Civico – ospita già aziende a carattere agricolo: se affianchiamo loro un impianto di trattamento dei rifiuti rischiano di scomparire. Per non parlare della salute pubblica. Alcune case sono distanti sessanta metri dalla struttura quando una sentenza del Tar parla di distanza minima di un chilometro”.

Ma anche dalle giovani generazione arrivano segnali di impegno significativi: “Non è la prima volta che tentano di fare di quest’area interna del Sannio il bacino di interessi poco chiari o che comunque non determinano alcun vantaggio per il territorio” – incalza Antonio Petrillo dell’associazione Verdemente di Morcone.

E la politica? Per ora all’appello hanno aderito Liberi e Uguali, che attraverso il consigliere regionale Francesco Todisco ha presentato una interrogazione in Regione, e il Movimento Cinque Stelle. E ancora tutte le amministrazioni del Tammaro: Castelpagano, Campolattaro, Colle Sannita, Fragneto L’Abate, Fragneto Monforte, Morcone, oltre alle già citate Casalduni, Santa Croce, Sassinoro.

“E’ soltanto l’inizio”– ripetono tutti, mentre già si prepara la prima notte di presidio.

“L’auspicio è che la nostra battaglia diventi presto la battaglia dell’intero Sannio”. 

E già sarebbe una prima vittoria.