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Benevento – Ecco la riflessione di una studentessa dell Istituto “G. Moscati”, Benevento, Ilaria T. di tredici anni, in merito all’emergenza Covid-19.

Benevento, anno 2060.
Dai nonno, racconta…….cosa successe al tempo del coronavirus?

Era fine 2019 e inizio 2020, quarant’anni fa. “E’ accaduto che dalla Cina è arrivato fino a noi un terribile virus influenzale mai studiato prima…” All’improvviso una epidemia investi tutto il mondo. Inizialmente la gente si ammalava e moriva di polmonite. Era una brutta influenza originata dal contatto tra uomo e animale, iniziava a diffondersi in Cina mietendo contagi e vittime ad un ritmo impressionante.

Una brutta influenza che in tanti, in Italia come in Occidente, abbiamo sottovalutato, abituati come eravamo a concepire i cinesi tutto sommato come buoni solo a fabbricare scarpe e maglioni, quindi non in grado di fronteggiare un’epidemia, come già accaduto con la SARS e l’aviaria.

Poi arrivò in Italia. L’Italia fu colpita prima di tutti in Europa, ci furono tanti morti.

La brutta influenza arrivó a Lodi, in Lombardia e iniziammo un po’ a preoccuparci, ma non più di tanto, perché la brutta influenza era ancora lontana. E poi, come diceva qualcuno: “In fondo in fondo il Nord se lo merita, perché odia il Sud”.

“Nonna, perché il Nord odia il Sud?”

Perché gli idioti ci sono dappertutto, e tra gli idioti ci metto anche quelli che dicono che il Nord odia il Sud”.

-“E poi?”

L’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
I nonni le famiglie e anche i giovani
Allora la paura diventò reale
E le giornate sembravano tutte uguali.
Tutti chiusi in casa….paura, diffidenza, gli ospedali erano pieni di gente. Nessuno poteva muoversi da casa se non per comprare i viveri al supermercato. Solo i supermercati erano aperti per non morire di fame. Tutti erano costretti a stare a casa oppure se si usciva per necessità si dovevano indossare guanti e mascherine.
La vita di tutti cambiò da un giorno all’altro.

E’ accaduto da un momento all’altro, il giorno prima eravamo tutti insieme…amici, parenti, poi la mattina del 9 marzo ci siamo ritrovati con la vita capovolta.”
Fu tutto chiuso :scuole, negozi. Fu un sacrificio enorme per tutti, soprattutto per i bambini che non potevano uscire neanche per una passeggiata, perché era “proibito”. Le giornate dovevano passare in un modo o nell’altro; c’era chi cucinava sperimentando nuove ricette, chi leggeva molti libri, chi rimetteva in ordine tutta la casa… Insomma bisognava tenersi impegnati per non pensare a tutto quello che accadeva fuori in tutto il mondo. Fu spaventoso tutto quello che accadde. Le persone morivano senza funerali e senza aver potuto salutare i loro cari. E poi c’era la paura di prendere quel virus e che qualcuno ti potesse contagiare.

Gli studenti dovettero abituarsi a studiare da casa, cosa non semplice.
Sai… io in quell’anno frequentavo la terza media e dovevo affrontare l’esame. L’ansia era tanta, anche perché non sapevo come bisognava farlo. Peccato che non ho vissuto gli ultimi momenti delle scuole medie, la notte prima degli esami scritti, la felicità e il dispiacere che si provava a lasciare la scuola per andare ad un’altra, le ultime emozioni con quei compagni in cui avevo condiviso tutto, per tre anni… e le sgridate per il nostro comportamento da parte dei nostri professori che ci ripetevano sempre che eravamo la classe peggiore dell’istituto.

“Nonna, perché vi sgridavano per il vostro comportamento? Cosa facevate?

Beh, noi volevamo solamente divertirci e goderci quei piccoli momenti di libertà e di felicità. Perché….. nipotina, devi viverti la vita così com’è, fai quello che in quel momento ti senti di fare o di dire, perché poi non sai quando potrai rifarlo…! Nella vita dopo tante avventure l’ho imparato. Vivitela al 101% !!!

Dentro di me c’era molta speranza di tornare a scuola, per riabbracciare i miei compagni di classe e soprattutto i nostri insegnanti, che nonostante le difficoltà ci hanno aiutato nel miglior modo possibile… ed io ne ero sicura.
Poi arrivó la notizia che l’esame si svolgeva online, come facevamo le lezioni, e che si svolgeva solo l’esame orale con la visione della tesina. Dopo quella notizia, la paura e l’ansia salivano sempre di più. Ma per fortuna avevamo dei professori comprensibili e che subito ci diedero il loro aiuto, come sempre. Arrivó anche il giorno dell’esame, e per fortuna andò tutto bene. Un po’ d’ansia c’era, perché è normale, ma non tanta perché ero sicura di quello che avevo studiato e dei tre anni percorsi facendo sempre il mio dovere.

“Nonna, nonna, raccontami quali emozioni provavi difronte a quella situazione del virus?”

Le emozioni che provavo in quel periodo erano tante ed è molto difficile da spiegare… avevo tanta tanta paura che quel maledetto virus potesse arrivare nella mia città e colpire qualche persona a me cara, e poi mi annoiavo, mi annoiavo perché non vedevo i miei amici e i miei familiari… per fortuna stavo con le mie sorelle e i miei genitori, e anche il mio pastore tedesco alla quale raccontavo cosa stava succedendo nella nostra Italia.

Sai nipotina, la cosa più difficile di quel tempo che non potevamo fare, era dare un abbraccio… può essere banale ma in quegli anni ho capito il vero valore dell’abbraccio…. ed era dura non riuscire ad abbracciare qualcuno o solo stringere la mano o solo starle vicino, perché era impedito, proprio perché facendo quelle azioni si potevano contagiare le persone, e quindi trasmettere il virus.

Durò alcuni mesi …. fu dura … tanto! Il governo dopo un primo momento di incertezza reagì bene, con forza e coraggio. Però, non tutti gli Italiani dettero prova di grande esempio e spirito di sacrificio.

Dopo due mesi che i dispositivi di sicurezza non si trovavano in nessuna parte dell’Italia e se si trovavano i prezzi erano altissimi, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ordinó che il costo delle mascherine era a solo 0,50€. Però molti, quasi nessuno, rispettarono l’ordinanza.

“Nonna, neanche a Benevento?”

Nipotina, no neanche a Benevento. La gente se ne approfittava di quel periodo di crisi.

“Nonna e a Benevento la situazione com’era?”

E poi c’era Benevento. La nostra Benevento. La città in cui più di qualcuno faceva fatica a rinunciare temporaneamente a “strette necessità”. Per fortuna nel beneventano i casi contagiati da Covid 19, sono stati pochi. Ma ciò non significava che bisognava trascorrere le giornate come nulla fosse. Anzi, il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, fu molto rigido. Infatti, neanche quando la situazione si dissolse un po’, ci fece tornare alla vita di tutti i giorni, per paura di nuovi contagi.

“Nonna, scusami. Ma con tutta questa gente che creava scompiglio, come avete fatto a venirne fuori?”.

“Vedi piccola mia, l’Italia è un grande paese e Benevento è una fantastica città. Una città che, come l’Italia tutta, quando è stata messa duramente alla prova dalla storia ha sempre mostrato il suo lato migliore. Una città e una nazione, dove per ogni poveraccio che se ne frega delle regole, c’erano dieci bambini come il tuo papà che sui loro disegni scrivevano ‘andrà tutto bene’, e tanti, tantissimi come tuo nonno e tua nonna che costringevano i vostri bisnonni a restare a casa per il loro bene. Perché piccola mia, è facile, facilissimo darsi al menefreghismo e alla spavalderia in tempi di pace. Ma è in tempi difficili che chi rispetta le regole fa grande Benevento e fa grande l’Italia. Fu così che sconfiggemmo quel maledetto mostro del Coronavirus”.

Purtroppo la chiusura delle fabbriche e di tantissimi negozi fu il vero problema che dovemmo affrontare. Una crisi spaventosa, alla quale non eravamo preparati. Chiedemmo aiuto all’Europa.

E allora nonna cosa accadde …..?

Accadde che ci rendemmo conto che dovevamo fare da soli: il Presidente della Repubblica chiamò tutte le aziende e la Banca d’Italia emise un prestito solo per gli Italiani di 100 miliardi…. si chiamava SALVA ITALIA e doveva servire per risollevare le sorti del Paese. Successe l’incredibile … alcuni politici rinunciarono ai loro stipendi per 6 mesi altri se ne fregavano;

“Siamo rimasti tanto tempo col solo contatto via internet, sai per fortuna esistevano i telefoni e i computer. La gente si è responsabilizzata, abbiamo inquinato meno, abbiamo in parte riscoperto delle cose che non pensavamo di saper fare.

Alla fine venne la bella stagione, e il primo pensiero fu quello di uscire per incontrare tutti. Il mondo si era fermato, per noi, però un aspetto positivo c’è stato: abbiamo capito il valore delle cose proprio perché ci sono state tolte.
E credimi nipote, che il pezzo di pizza che ho mangiato quando le pizzerie hanno riaperto, sebbene fosse stata fatta con gli stessi ingredienti di prima, era buonissima.

-“Perché?”

“Perché aveva il sapore di un paese che ce l’aveva fatta.”❤️

Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri
L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
E l’economia andare a picco. Le persone riscoprirono il valore dell’aiutarsi a vicenda. Eravamo così orgogliosi di essere Italiani, furono anni di grande intensità emotiva e riscoprimmo di essere un grande popolo, fortunato …. perché vivevamo nel paese più bello del mondo !

Ma poi arrivó quel giorno in cui il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso e che gli italiani tutti insieme avevano vinto

Nonostante tutto.
Nonostante il virus.
Nonostante la paura. Nonostante la morte,

Gli italiani insegnarono a tutti la forza della vita”